Sicurezza, «Più poteri ai sindaci»
Brugnaro divide la politica

Mercoledì 17 Agosto 2016 di Roberta Brunetti
Luigi Brugnaro e Renato Brunetta
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VENEZIA - La questione è nota e dibattuta: sicurezza urbana e ruolo dei sindaci. Ora il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, la rilancia, a suo modo. Alla guida di una città sempre più presa d’assalto dai turisti, ma anche da frotte di borseggiatori, mendicanti, visitatori a vario titolo molesti, il primo cittadino lagunare chiede più poteri al Governo e in particolare ipotizza come unica soluzione quel "fermo di sicurezza" che consentirebbe di mettere in cella per una notte responsabili di piccoli reati, ma anche soggetti pericolosi. Come l’ultimo ubriaco che si è tuffato dal ponte di Rialto direttamente sul tetto di un motoscafo in transito.

Immediate le reazioni politiche. In genere tiepidine, per ragioni di principio, ma non solo. Per il viceministro Enrico Zanetti, Brugnaro può già agire con i poteri che ha. «Il fermo di sicurezza può essere una soluzione, ma va approfondita. La mia area politica è tutt’altro che prevenuta su questi temi. Venezia ha già avuto troppe amministrazioni distratte, a volte orgogliosamente distratte. Bene che Brugnaro voglia cambiare. Ma già con l’attuale quadro normativo può fare molto. Esperienze come quella di Gentilini a Treviso lo dimostrano. Si tratta di volontà politica».

Molto critico l’onorevole Pd, Michele Mognato, già vicesindaco a Venezia. «Ho sempre pensato che ognuno deve fare il suo mestiere: il sindaco il sindaco, il prefetto il prefetto, il questore il questore. Altra cosa è lavorare insieme e coordinarsi per garantire efficienza e sicurezza. Evitiamo confusioni di ruoli. In Comune con Brugnaro ce n’è già abbastanza. I sindaci pistoleri non mi hanno mai convinto. In prima fila, invece, il Comune deve essere nella lotta al degrado, all’emarginazione, nel recupero urbano e nelle politiche di prevenzione...». Mognato, da ex amministratore, ricorda anche come le idee di Brugnaro siano già circolate anni fa in Comune, con l’ipotesi di una nuova caserma dei vigili urbani con abbondanza di celle di sicurezza annesse. «Fortunatamente fu messa da parte». Ma nel Pd c’è anche chi non boccia a priori la richiesta di Brugnaro, anzi, come l’onorevole Davide Zoggia, secondo cui Venezia ha davvero bisogno di «poteri speciali, non solo sul fronte della sicurezza. Quel che stupisce è l’atteggiamento di Brugnaro: che si decida se vuole collaborare con Roma o meno. Su temi tanto importanti non va fatto populismo». Entusiasta dell’idea di Brugnaro è l’onorevole di Forza Italia, Renato Brunetta: «Come dargli torto! Gli amministratori locali sono a contatto diretto con i problemi dei cittadini. Dovrebbero avere più risorse e più poteri, anche sul fronte dell’immigrazione dove le distribuzioni ragionieristiche dei migranti rasentano la follia. Ma con questo Governo non cambierà nulla, servirà un nuovo governo dopo il referendum».

Fin qui il mondo della politica. Ma la critica più accessa all’appello del sindaco arriva da un ex magistrato, transitato per la politica cittadina, comeEnnio Fortuna. Partendo dall’esempio dell’ubriaco da spedire in cella, l’ex procuratore generale ed ex consigliere comunale osserva come le richieste del primo cittadino non siano chiare. E se possono servire «leggi più severe - ammette - dotare il sindaco dei poteri che Brugnaro reclama significherebbe tornare al medioevo. Ogni sindaco si comporterebbe in modo diverso e la vita diventerebbe impossibile. Soprattutto mancherebbe ogni garanzia di imparzialità e di rispetto delle regole della legalità».
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