Sanità veneta nel mirino della Corte dei Conti: si indaga su errori e polizze assicurative

Sabato 18 Marzo 2023 di Gianluca Amadori
foto di repertorio

VENEZIA - Sanità veneta sotto la lente della Procura regionale della Corte dei conti: da un lato due inchieste per verificare la sussistenza di un possibile danno erariale in relazione ad alcune polizze stipulate a garanzia del risarcimento danni reclamato da pazienti curati non correttamente; dall’altro decine di fascicoli finalizzati ad accertare la responsabilità dei sanitari che quei danni hanno provocato, costringendo la Regione ad un esborso che ammonta a circa 40 milioni di euro all’anno. Il procuratore Ugo Montella è al lavoro da mesi in un settore particolarmente delicato nel quale la spesa pubblica è consistente e dunque sono necessari controlli più che in altri ambiti.
Sul fronte delle assicurazioni, il primo filone riguarda le società romene, poi fallite, con cui furono stipulate polizze sanitarie una decina di anni fa, versando i premi senza poi riuscire ad ottenere il pagamento dei risarcimenti reclamati dai pazienti.

Le stime parlano di un’esposizione del Servizio sanitario regionale superiore ai 30 milioni di euro. I magistrati contabili vogliono accertare eventuali responsabilità a carico di chi optò per quelle compagnie, a conclusione di bandi al massimo ribasso, nonostante non offrissero adeguate garanzie, come ha poi accertato un’indagine della Guardia di Finanza.


LA FRANCHIGIA
La seconda indagine si concentra invece sulla più recente assicurazione francese, contestando un “macroscopico ed ingiustificato sbilanciamento in favore della compagnia assicurativa” che, secondo la Procura erariale, avrebbe incassato premi per importi considerevoli a fronte di un rischio contenuto, considerato che era stata prevista una franchigia di 750mila euro, al di sotto quella quale la garanzia non aveva effetto. Con il risultato che gran parte dei risarcimenti sono stati pagati direttamente dal Servizio sanitario, e non dalla compagnia assicuratrice: a fronte di un premio di 14 milioni, la copertura è stata di appena 300 mila euro. Il procuratore vuole capire su quale base gli uffici si siano orientati a stipulare una polizza di questo tipo: uno studio sulla tipologia e gli importi dei risarcimenti storicamente erogati avrebbe dovuto evidenziare, infatti, che quelli superiori ai 750mila euro sono pochi.


DANNI PER MILIONI
All’attenzione della Procura regionale della Corte dei conti sono finiti un migliaio di risarcimenti pagati dalle Ulss venete a seguito delle cosiddette “malpractice” sanitarie: lesioni, malattie, decessi dovuti ad errori più o meno gravi, ad infezioni contratte in ospedale, a trasfusioni e così via. È lo stesso Servizio sanitario a trasmettere la documentazione relativa a ciascun caso di risarcimento ai magistrati erariali affinché verifichino se vi sia spazio per rivalersi su dirigenti, medici o infermieri ritenuti responsabili. «Il criterio adottato dalla Procura, sulla base della normativa e della giurisprudenza consolidata, è quello della colpa professionale di tipo gravissimo ed imperdonabile, che ha poi dato luogo al risarcimento pagato dall’Azienda», spiega Montella. Tutti i casi di risarcimenti contenuti entro i 30 mila euro vengono normalmente archiviati (salvo quelli eccezionali riferiti ad errori macroscopici) in modo da poter concentrare le indagini sui casi di maggior rilievo, poco meno del dieci per cento rispetto alle segnalazioni pervenute dalle Ulss.
Tra i casi recentemente finiti nel mirino, il procuratore regionale cita quelli relativi ad un chirurgo finito a giudizio per un danno di 262 mila euro conseguente all’errata somministrazione di un farmaco, per colpa della quale un paziente restò tetraplegico. Un altro procedimento riguarda un’infermiera in servizio nell’Ulss trevigiana alla quale vengono chiesti 80mila euro per aver dolosamente omesso le doverose vaccinazioni previste per l’età pediatrica. Ad un medico vicentino viene chiesto di risarcire 402 mila euro in relazione ad un paziente morto di melanoma in quanto, dopo l’asportazione di un neo, non dispose l’esecuzione del necessario esame istologico.
 

Ultimo aggiornamento: 19 Marzo, 10:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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