​Rodolfo Valentino, un giorno da eroe sul Canal Grande

Lunedì 4 Settembre 2017 di Alberto Toso Fei
Illustrazione di Beltramelli
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Che cosa può aver a che fare Rodolfo Valentino con Venezia? Apparentemente, nulla lega la città al divo del cinema muto, nato a Castellaneta di Taranto il 6 maggio 1895 e morto trentunenne a New York all’apice del successo, ben prima che fosse inaugurata la Mostra del Cinema. Eppure. Eppure a Venezia Rodolfo Valentino ci ha abitato. Quando era ancora Rodolfo Alfonso Raffaello Pierre Filibert Guglielmi di Valentina d'Antonguella, e aveva sedici anni. Ci abitò perché studiò alla scuola di Regia Marina (l'equivalente dell'odierno Istituto Nautico) e pernottò pure all'Hotel Excelsior del Lido, che nei decenni successivi avrebbe ospitato centinaia di divi e dive del cinema. Eccome se ci pernottò. Per una settimana di fila. Nel letto di una giovane (e ricca) vedova inglese, che la stampa di una trentina d’anni dopo rievocava come “Lady B”. Ed ecco che, se è importante il luogo dove si conosce l'amore per la prima volta, allora anche Rodolfo Valentino un po' veneziano lo è.

Accadde infatti che nel 1910, dopo essere stato espulso dal collegio dell’esercito, a Perugia, per esser corso dietro alla gonna di una ragazza in orario non consentito, perseverando nella sua volontà di fare carriera militare (il padre Giovanni, medico veterinario, era stato ufficiale di cavalleria), il quindicenne Rodolfo si iscrisse col beneplacito della madre – Beatrice Gabriela Barbin, di origine francese – all’Istituto Nautico di Venezia, ben deciso a preparare gli esami di ammissione all’Accademia Navale di Livorno. Malgrado la buona riuscita negli studi, gli andò male anche stavolta: un centimetro in meno di circonferenza toracica del futuro “Figlio dello Sceicco” e quell’occhio destro lievemente strabico che tanto doveva incantare qualche anno dopo le donne di mezzo mondo gli furono fatali, e ne preclusero per sempre la vita di mare.

Si era però all’inizio dell’estate, e presto arrivò la notte del Redentore; dopo aver bevuto a lungo con i compagni per festeggiare la fine degli esami, il gruppetto non trovò di meglio che salire su un rimorchiatore ormeggiato in Riva degli Schiavoni, che fu messo in moto dai macchinisti e dai capitani in erba. Imboccato il Canal Grande, l’imbarcazione procedette diritta, ma veloce. Un po’ troppo, visto che dopo il Ponte di Rialto, nel curvare, il rimorchiatore fece rovesciare una gondola, rischiando di far annegare la passeggera che vi si trovava in quel momento. Tra tutti (onore al futuro “Cavaliere dell’Apocalisse”), Rodolfo fu il più veloce a rispondere alle invocazioni d’aiuto. Si tuffò e salvò la donna, che aveva romanticamente pensato di trascorrere la “Notte Famosissima” a bordo della tipica imbarcazione veneziana.

“Grazie – disse ella languida al suo salvatore – venite domani all’Excelsior e chiedete di Lady B. Mi troverete asciugata e ben felice di vedervi”. Così avvenne. La giovane vedova, a quanto pare, fu talmente contenta di rivedere il ragazzo che lo tenne con sé per tutta la restante settimana della sua permanenza, iniziandolo – spiega un articolo di un giornale d'epoca – “a tutte le ebbrezze che l’estate mondana offre, a chi ha sterline da sprecare”. Una permanenza lidense, quella di Rodolfo Valentino (pseudonimo che assunse nella scintillante Hollywood in onore delle presunte origini nobili del suo cognome desunte dal padre, appassionato d'araldica), destinata a non lasciare tracce nei registri dell’albergo…
Ultimo aggiornamento: 5 Settembre, 09:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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