CHIOGGIA - Michele Bellan, imprenditore agricolo specializzato nella produzione del radicchio rosso di Chioggia Igp condivide tutti i temi della protesta in atto a Bruxelles. "Anche il prodotto di punta del Clodiense sarebbe destinato al peggio qualora l'Unione europea non dovesse tornare sui propri passi in materia di fitofarmaci".
Accadde a causa della siccità protrattasi per lunghissimi mesi, del caldo anomalo tra ottobre e novembre e dei costi dei prodotti schizzati verso l'alto, oltre ogni previsione. Va inoltre rammentato che il radicchio di Chioggia, essendo facilmente deperibile, risulta spesso oggetto di speculazioni al ribasso. Su tutto questo pende pure la spada di Damocle dell'acqua di mare. La mancata realizzazione delle dighe a porte mobili sul Brenta e sull'Adige contro la risalita del cuneo salino ci espone ad un rischio altissimo. Qualora non piova a sufficienza, la portata ed il livello del fiume si abbassano permettendo all'acqua salata di risalire per chilometri. S'infiltra nei terreni e brucia tutte le colture". Il sito internet ufficiale di Confgricoltura riporta che due anni or sono i tecnici regionali avevano già potuto constatare i danni da salinità". Molti agricoltori - attestava nel 2022 Nazzareno Augusti, segretario di Confagricoltura Venezia per la zona di Chioggia - si sono ritrovati con l'acqua marina risalita fino a 10 chilometri dalla foce. "Va da sé che, date le premesse, il divieto d'impiego controllato dei fitofarmaci omologati ci darebbe il colpo di grazia. Un'altra insidia è costituita dagli investimenti delle multinazionali impegnatesi nella selezione di semi in vista della produzione di prodotti similari in altri Paesi, ove la manodopera costa assai di meno". L'imprenditore agricolo, solidale in tutto e per tutto con i colleghi che stanno dimostrando a Bruxelles, conclude ammettendo amaramente che purtroppo nemmeno la certificazione Igp ottenuta nel 2008 da sola non basta per proteggere il valore commerciale del prodotto.