Corsa alla pensione nel Veneziano. A casa un dipendente comunale su 10

Sabato 2 Febbraio 2019 di Melody Fusaro
Corsa alla pensione nel Veneziano. A casa un dipendente comunale su 10
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MESTRE - Bye bye ufficio, scrivania, computer. Più di un dipendente su dieci potrà dire addio al suo posto in Comune e andare in pensione in anticipo. In tutto 621 persone, l’11,55% dei 5.376 addetti che attualmente lavorano nelle amministrazioni comunali della provincia oppure nelle Unioni. Un settore a rischio al pari della sanità (che segna 571 dipendenti e altri 246 medici in età pensionabile tra Ulss 3 e Ulss 4), secondo i dati elaborati dalla Fp Cgil di Venezia, che lancia l’allarme: «Quota 100 riguarda quasi 1.500 lavoratori nella sanità e nei Comuni del veneziano. L’esodo che si prospetta rischia di falcidiare i servizi ai cittadini». 
 Per quanto riguarda i lavoratori comunali il record, in termini percentuali, va al Comune di Cavarzere che rischia di dover fare i conti con l’uscita del 34,55% dei lavoratori, oltre uno su tre: in tutto 19 dei 55 addetti che mandano avanti i servizi e gli uffici in municipio e nelle sedi periferiche. In termini assoluti è ovviamente in testa Venezia, che potrebbe dover affrontare un vero e proprio esodo: 361 dei 2.876 dipendenti comunali (in tutto il 12,5%) hanno i requisiti per dire addio alla scrivania da agosto 2019, data in cui chi ha 62 anni di età e 38 di contributi potrà sfruttare l’uscita dal lavoro con quota 100. Lo segue a ruota Chioggia, dove la misura coinvolge 44 dei 234 lavoratori (18,8%). Altri numeri significativi si registrano a Pramaggiore, che rischia di trovarsi con il 30% di lavoratori in meno, Fossalta di Portogruaro e Noventa di Piave che vedranno una percentuale di cessazioni oltre il 20%. Tutti troppo giovani, invece, negli unici tre Comuni che non temono pensionamenti: Gruaro, Ceggia e anche Teglio Veneto. Quest’ultimo però ha un dipendente “in possibile uscita” nell’Unione dei Comuni con Fossalta, in cui quella questa situazione in sospeso rappresenta però il 25% dell’intero organico. 
«Come Cgil – commenta Daniele Giordano, segretario generale della Funzione pubblica - abbiamo sempre chiesto una radicale riforma della Legge Fornero ma, allo stesso modo, abbiamo rivendicato un chiaro piano di assunzioni che sostituisse le eventuali uscite e andasse a rafforzare i servizi in sofferenza. Secondo i dati ci troviamo invece di fronte a un quadro di possibili uscite che non farà altro che mettere in ginocchio i servizi, perché non vi è alcuna programmazione delle uscite. In molti enti si rischia una vera e propria chiusura dei servizi». Il sindacato chiede da tempo, fin dall’inizio della discussione del Governo su quota 100, di cercare di non farsi trovare impreparati: «Le amministrazioni - aggiunge Giordano - avrebbero dovuto mettere in moto tutte le procedure per svolgere i concorsi in modo da assumere il personale in tempi utili per gestire le uscite, ma questo non è avvenuto. Chiediamo quindi alle istituzioni del nostro territorio, e in particolar modo a Regione e Anci, di aprire subito un confronto che metta al centro i fabbisogni di personale e gli strumenti per rilanciare i nostri servizi, evitando che questa riforma diventi uno strumento per ridurre il perimetro pubblico dei servizi ai cittadini». 
Ultimo aggiornamento: 20:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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