Il questore Gagliardi: «Via Piave mai più come prima»

Lunedì 6 Agosto 2018 di Davide Tamiello
Il questore Danilo Gagliardi sul luogo della maxi retata del 10 luglio in via Monte San Michele a Mestre
​MESTRE «Via Piave non tornerà più come prima. L’erba maligna è stata estirpata». Il questore Danilo Gagliardi ne è convinto: il degrado dell’area stazione (perlomeno ai livelli dell’ultimo anno) diventerà solo un ricordo. Una promessa che, per essere mantenuta, dovrà vedere l’impegno di tutti: le forze dell’ordine da una parte, che organizzeranno un servizio continuo di controllo in tutta l’area, dall’altra il Comune, che cercherà di rivoluzionare la gestione del rione con telecamere e un rinnovato sistema di illuminazione. Poi toccherà ai cittadini occupare quegli spazi una volta territorio di spacciatori. Il questore lancia un monito soprattutto ai gestori di locali: «Non tollereremo chi darà ospitalità a personaggi sgraditi. Per chi sgarra, almeno 30 giorni di chiusura». 
 
UN MESE DOPO
È passato un mese, ormai, da quel 10 luglio in cui via Monte San Michele e via Trento fecero da teatro alla maxi operazione della polizia contro la banda di nigeriani padroni dello spaccio in città (e principali fornitori dell’eroina gialla). Le strade sono ripulite, quantomeno di giorno. Ma l’attività non è finita. «La presenza di tutte le forze dell’ordine ora sarà continua - dice Gagliardi - le indicazioni del prefetto sono chiare: il nuovo piano di intervento prevede un’azione combinata di polizia, carabinieri, guardia di finanza e polizia locale. Non solo presenza, ma veri e propri controlli mirati». In particolare, appunto, verso le attività commerciali. «Abbiamo valutato - continua il questore - che gli alibi molte volte sono dati proprio da esercizi pubblici, come i vari market etnici della zona che fanno da sponda a certi personaggi, li attraggono e non hanno alcun interesse ad allertare le forze dell’ordine in caso di situazioni sospette. Questo mi fa pensare che siano l’humus per questi criminali e non possiamo permetterlo. Quei negozianti è bene che lo sappiano: non esiste più il periodico, l’attività sarà continua, e un esercizio pubblico potrà essere controllato anche due volte al giorno». E chi si ritroverà con dei pregiudicati tra i clienti si prepari ad abbassare le serrande per almeno un mese. 
ALTRE ETNIE, ALTRI SPAZI
Lo smantellamento dell’organizzazione nigeriana, però, non significa aver completamente debellato il problema. Il rischio è che si rifacciano avanti altre etnie spodestate in precedenza dagli africani. Su tutti, i tunisini, già avvistati in più occasioni. «C’è della presenza, è vero, ma solo in certe fasce orarie - continua il questore - non possiamo pensare di fermare ogni singolo spacciatore che sgattaiola allo scoperto nel cuore della notte, parliamo di un fenomeno fisiologico. Non è questo che dobbiamo puntare ad abbattere, perché comunque non ci riusciremo mai. Il nostro obiettivo ora deve essere individuare i nuovi canali, nuovi metodi e nuovi personaggi. La principale attività sarà proprio volta a impedire che attraverso questi riescano a occupare spazi. Come? Li occuperemo noi al posto loro fino a quando non lo faranno i cittadini, in particolare ad agosto che è il mese più delicato». 
LAVORI IN CORSO
Perché poi, da settembre (o comunque prima dell’inverno) entrerà in gioco il Comune, con un turnover di massa dell’illuminazione in via Trento e via Monte San Michele e un nuovo sistema di telecamere. Quelle utilizzate per l’indagine della squadra mobile sono già state smantellate, la nuova videosorveglianza si collegherà alla centrale operativa della polizia locale. «L’area tornerà ad avere una sua attrattiva - conferma l’assessore alla Sicurezza Giorgio D’Este - il rione Piave risplenderà come un tempo». 
BOSS LATITANTE
Il boss della mala nigeriana, Kenneth Ighodaro, intanto è ancora latitante. «Non importa - conclude il questore - prima o poi finirà anche lui nella rete. L’operazione “San Michele”, grazie al lavoro degli investigatori e al coordinamento magistrale della procura, l’ha disarmato, questo è ciò che conta. Siamo riusciti a estirpare le sue radici. Che qui, ripeto, non troveranno mai più terreno fertile». 
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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