Prosecco "veneziano": «Vende di più». Ma la scelta divide

Venerdì 22 Dicembre 2017 di Elena Filini
Prosecco "veneziano": «Vende di più». Ma la scelta divide
TREVISO - Ma il Prosecco ha davvero bisogno di Venezia per giocarsi la carta dell'internazionalità? La riflessione di Auro Palomba, che il Gazzettino ha ospitato ieri, richiama a un tema cardine cui è legata la promozione ma anche l'autoaffermazione della Marca trevigiana come luogo identitario. Bisogna avere coraggio e puntare su Treviso in quanto Treviso, o è ancora giusto rifugiarsi nel concetto di near Venice che ha più o meno ispirato la geolocalizzazione di ognuno nel raccontare all'estero la nostra città? Giovanni Manildo sposa il legame con la Laguna: «Venezia risulta sempre vincente». Ma Mario Pozza, presidente della Camera di Commercio ribatte: «Allora che senso ha spendersi per far diventare le colline del prosecco patrimonio dell'Unesco? Fatica sprecata». Da un lato insomma i disciplinari, le regole, le segmentazioni di territorio e le bottiglie controllate. Dall'altro un concetto di veneticità che va sempre a fare le fusa alla Dominante. Ma ricadere sotto l'ombrello rassicurante della Serenissima è un bene o un male per un prodotto così fortemente radicato sul territorio? 

Il sindaco di Treviso ritiene che i rapporti con Venezia vadano implementati: «L'immagine usata dalla Doc non è un'immagine icona. La prossima avrà come sfondo Treviso e poi ci saranno i diversi territori su cui il prosecco insiste»...

 
 
Ultimo aggiornamento: 22:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA
Potrebbe interessarti anche
caricamento

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci