Nel marzo del 2010, a poche settimane dalle votazioni, il
mandatario elettorale di Giorgio Orsoni era preoccupato
perché in cassa c'erano pochi soldi per pagare
le molte spese. Ma l'allora candidato (diventato
sindaco di Venezia il successivo 8 aprile) lo rassicurò,
annunciandogli che, di lì a pochi giorni, sarebbero stati
effettuati alcuni versamenti. «I soldi
effettivamente arrivarono», ha raccontato ieri il
commercialista Valentino Bonechi, testimone dalla difesa,
al processo che vede Orsoni imputato di finanziamento illecito, in
relazione a 110 mila euro versati in bianco da alcune aziende per
conto del Consorzio Venezia Nuova (che in quanto concessionario di
opere pubbliche non poteva contribuire) e ad ulteriori 450 mila
euro che Giovanni Mazzacurati avrebbe consegnato in nero.
Al processo è emerso che dal 25 marzo in poi affluirono contributi per ben 192 mila euro: oltre metà di quelli complessivamente registrati nell'intera campagna elettorale, in buona parte provenienti da società vicine al Cvn: San Martino, Clea, Bosca e Cam ricerche. La Procura ha incassato la deposizione di Bonechi come un punto a favore dell'accusa: Orsoni, infatti, ha raccontato di non essersi mai occupato dei finanziamenti elettorali, limitandosi ad accogliere la disponibilità di Mazzacurati consegnandogli il numero di conto corrente per poi non interessarsi più della questione. Il commercialista dice invece di averlo avvisato dei versamenti: «Sapevo che sarebbero arrivati», avrebbe risposto Orsoni.
Ultimo aggiornamento: 10:40
© RIPRODUZIONE RISERVATA Al processo è emerso che dal 25 marzo in poi affluirono contributi per ben 192 mila euro: oltre metà di quelli complessivamente registrati nell'intera campagna elettorale, in buona parte provenienti da società vicine al Cvn: San Martino, Clea, Bosca e Cam ricerche. La Procura ha incassato la deposizione di Bonechi come un punto a favore dell'accusa: Orsoni, infatti, ha raccontato di non essersi mai occupato dei finanziamenti elettorali, limitandosi ad accogliere la disponibilità di Mazzacurati consegnandogli il numero di conto corrente per poi non interessarsi più della questione. Il commercialista dice invece di averlo avvisato dei versamenti: «Sapevo che sarebbero arrivati», avrebbe risposto Orsoni.