Lettere "civetta" per falsare i tempi Licenziata dirigente delle Poste

Mercoledì 31 Ottobre 2018 di Gianluca Amadori
La sede della direzione commerciale del Nordest, in via Torino a Mestre
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C’è anche una dirigente un tempo in servizio a Mestre tra i dipendenti di Poste italiane licenziati a seguito dello scandalo delle cosiddette “lettere civetta”, inviate volutamente per dimostrare che il recapito avveniva in tempi più rapidi di quelli effettivi. La notizia è trapelata a seguito della decisione con cui il Tribunale di Venezia ha confermato il provvedimento di licenziamento deciso nel febbraio del 2016, respingendo il ricorso presentato da Maria Abbondanza Cotardo, responsabile Pianificazione commerciale e controllo della Direzione commerciale del Nordest, con sede in via Torino.
 La dirigente si era opposta al provvedimento delle Poste, lamentando una serie di violazioni formali, tra cui la tardività della contestazione e l’indebita assunzione delle prove, ma soprattutto sostenendo l’insussistenza degli addebiti di fronte alla «piena conoscenza da parte di Poste italiane del censurato sistema di monitoraggio e lavorazione privilegiata delle lettere civetta». 
LA DIFESA Di fronte al giudice della sezione lavoro del Tribunale di Venezia, Chiara Coppetta Calzavara, i legali della difesa, gli avvocati Riccardo Vianello e Andrea Santucci, hanno cercato di dimostrare che la dottoressa Cotardo non aveva potere di decisione nella materia specifica in quanto «alle strutture territoriali pervenivano espresse indicazioni in merito da parte della Direzione centrale della Divisione servizi postali che, dunque, non era semplicemente informata di ciò che accadeva, ma ne era addirittura la coordinatrice». Nella tesi difensiva, i numerosi licenziamenti disposti dalle Poste in tutta Italia dopo che scoppiò lo scandalo, altro non sarebbero che un tentativo di «ridare smalto alla propria immagine a fronte delle notizie diffuse dai media».
Ben diversa la Posizione delle Poste, che ha contestato alla dirigente di aver nascosto ai vertici aziendali un sistema finalizzato a raggiungere gli standard qualitativi imposti dal Ministero.
Nel confermare il licenziamento, il giudice rileva che la dottoressa Cotardo rivestiva incarico dirigenziale e godeva di «autonomia e potere decisionale» e tra le sue mansioni vi era proprio quella di supportare per il budget il responsabile dell’Area Nordest.
La sentenza potrà essere impugnata in Appello.
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