VENEZIA - Le ultime sorprese sono arrivate ieri mattina: dalla terra scura e bagnata, sotto i masegni di Piazza San Marco, gli archeologi hanno estratto i resti di un bambino dell’alto medioevo.
LE RADICI
In Soprintendenza a Venezia c’è una comprensibile soddisfazione. La scoperta è stata annunciata anche sulla pagina Facebook. «Piazza San Marco non è sempre stata così come la vediamo oggi e ora non è facile immaginarla con canali che la attraversavano e con chiese che la caratterizzavano. Una scoperta importantissima sulle nostre radici: studi e approfondimenti continueranno» assicura la nota, che si complimenta con archeologi e studiosi. Ieri sul luogo dello scavo c’era l’archeologa della Soprintendenza, responsabile di questa campagna, Sara Bini. «Oggi (ieri per chi legge, ndr.) abbiamo trovati i resti di altri tre corpi, per un totale di sette defunti, sepolti in una tomba collettiva. Siamo sicuramente nell’alto medioevo, per una datazione più precisa faremo l’analisi al carbonio 14». Ma quel che più interessa gli addetti ai lavori è la collocazione della sepoltura, davanti alle Procuratie, a metà Piazza. «Nel medioevo e fino al XVIII secolo le sepolture avvenivano all’interno o attorno alle chiese. Quelle trovate negli anni scorsi in Piazza erano riconducibili alla Basilica. Questa è troppo lontana, in pratica è in mezzo alla Piazza. Ma proprio qui le fonti ci dicono che c’era la chiesa di San Geminiano. Se uno più uno fa due» sorride Bini. Fonti, per il resto, non troppo loquaci su questa primissima chiesa. «Non ci dicono quanto grande fosse, né come si sviluppasse - spiega ancora l’archeologa -. Di certo San Geminiano è stata la chiesa più importante dei dogi, la più antica di San Marco. Un culto tenuto in alta considerazione che si volle lasciare a San Marco, anche dopo le modifiche della Piazza». Quelle del XII secolo, quando fu interrato rio batario, demolita San Geminiano per ricostruirla sul lato orientale. Qui, quattro secoli dopo, venne ricostruita e resa monumentale dal Sansovino. Ed era ancora così a metà ‘700 quando la immortalò Canaletto. Qualche decennio dopo, con Napoleone, la demolizione.
LE OSSA
Ora informazioni preziose sulle origini di questa chiesa perduta potrebbero arrivare dagli scavi. Per il momento la sepoltura ha restituito i resti del bambino (da un prima stima sarebbe morto attorno agli otto anni), di una donna e di altri cinque adulti. «Una pratica comune, quella di queste sepolture collettive, per l’epoca - precisa Bini - Erano tombe che venivano riaperte: il defunto precedente, ormai scheletro, veniva spostato per far posto al nuovo arrivato». Le cosiddette “riduzioni”, ora allo studio dell’antropologo che dovrà ricostruire le diverse fasi dell’antica tomba. «Possiamo ipotizzare che ospitasse persone di rilievo, visto che non era una semplice fossa, ma una tomba in muratura, con una certa monumentalità per l’epoca - prosegue Bini - Ma non possiamo ancora dire se si trovasse all’interno o al di fuori della chiesa. Contiamo di approfondire quest’aspetto dai prossimi scavi in programma». Oltre alla sepoltura, da questo angolo della piazza sono riemerse anche strutture murarie. «Sicuramente dell’alto medioevo. Se appartenessero all’antica chiesa lo scopriremo», conclude Bini.
Un’occasione unica per gli archeologi questo scavo, che ha approfittato dei grandi lavori in corso per la sistemazione di San Marco. Gli interventi del Provveditorato alle Opere pubbliche per la messa in sicurezza di tutta l’insula marciana dalle acque alte, a cui si sono aggiunti quelli del Comune per la sistemazione della pavimentazione in masegni. Le prime tombe, scoperte tra il 2018 e 2022, erano tornate alla luce durante i saggi archeologici propedeutici agli interventi di messa in salvaguardia della Basilica dalle maree. L’attenzione degli archeologi era, però, puntata soprattutto sull’intervento del Comune, destinato a scoperchiare tutta la Piazza. Un’area che non veniva indagata dal 1885. La Soprintendenza ha per questo ottenuto dal ministero dei Beni culturali un finanziamento specifico - oltre 600mila euro - e programmato una campagna di scavi parallela ai lavori di restauro dei masegni. Un anno fa il primo saggio, davanti al Correr, aveva già fatto ritrovare le sabbie della cosiddetta “macchina da pozzo” di San Marco. L’estate successiva erano riemersi i tre livelli pavimentali della Piazza. Ora la tomba della chiesa di San Geminiano: la scoperta più importante.