Carlo Nordio compie 70 anni e va in pensione, Procura "decapitata"

Martedì 7 Febbraio 2017 di Giampaolo Bonzio
Carlo Nordio, 70 anni
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VENEZIA - Per lui, ieri, è stato l'ultimo giorno di lavoro in Procura: in molti  non hanno nascosto una vena di tristezza per una storia professionale che arriva al traguardo. Il procuratore aggiunto di Venezia, Carlo Nordio, è andato in pensione visto che ha compiuto i 70 anni e chiude l'articolata e prestigiosa esperienza per raggiunti limiti di età. «Domani mattina - si è limitato a dire  Nordio un po' emozionato - ci sarà un momento di ritrovo nel quale saluterò tutte le persone con le quali ho lavorato in questi anni».

A deliberare il suo collocamento a riposo è stato qualche tempo fa il plenum del Csm che, tra qualche mese, dovrebbe anche definitivamente indicare chi prenderà il suo posto. In realtà al vertice della Procura lagunare è vacante anche il ruolo del procuratore Luigi Delpino, che ha lasciato l'attività a gennaio, e quello appunto dell'aggiunto Carlo Nordio. In pole position per la prestigiosa poltrona di capo della Procura ci sono l'attuale procuratore di Vicenza, Antonino Cappelleri, e quello di Ferrara, Bruno Cherchi. In attesa delle decisioni del Csm, da stamani la Procura di Venezia è  retta dall'aggiunto Adelchi d'Ippolito.

Trevigiano di nascita, Carlo Nordio è entrato in magistratura nel 1977. Negli anni Ottanta è stato tra i pm delle inchieste sulle Brigate Rosse venete. Poi all'inizio degli anni Novanta, una volta esplosa l'inchiesta Mani pulite a Milano, ha indagato sulle coop Rosse del Veneto e anche su molti  altri filoni d'inchiesta regionali, mentre in questi ultimi anni ha concentrato la sua attenzione soprattutto sull'inchiesta del Mose  come coordinatore dell'enorme lavoro dei pm Stefano Ancilotto e Stefano Buccini. 

 Autore di diversi libri sulla giustizia, Nordio ha  anche scritto un romanzo. Il suo impegno come magistrato si è spinto anche oltre i confini lagunari con incarichi come  consulente per la Commissione parlamentare sul terrorismo. Chiamato dall'allora ministro della Giustizia, Roberto Castelli, è stato anche presidente della Commissione ministeriale per la riforma del codice penale. Ed anche per queste responsabilità nel 2011 si parlò di lui come possibile Ministro guardasigilli. Collaboratore di riviste specializzate in materia giuridica, è anche editorialista de Il Gazzettino e del Messaggero di Roma.

  
Ultimo aggiornamento: 16:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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