FOSSO' - Uno stato di depressione causato dalle difficoltà economiche in cui si dibatteva l'azienda è forse la spiegazione più attendibile per il suicidio di Nicola Benacchio, imprenditore aponense dei calcestruzzi di 46 anni che l'altro ieri si è tolto la vita all'interno della sua azienda di Fossò, nel Veneziano.
Problemi causati dalla mancata riscossione per alcuni importanti lavori edilizi. Benacchio è stato trovato agonizzante dai suoi operai richiamati dalle grida disperate dell'uomo, che si era inferto numerose pugnalate al ventre con un coltello in ceramica. Vani i soccorsi: l'imprenditore è spirato durante il trasporto all'ospedale di Dolo.
La notizia della tragedia ha avuto l'effetto di una bomba nella città termale, dove la famiglia Benacchio è conosciutissima: il primo stabilimento fu fondato ad Abano negli anni '70 dal padre Tiziano, scomparso nel 2011. Fra gli amici di una vita, il dolore e l'emozione erano ieri molto forti.
«Ancora non mi capacito di quanto accaduto - dichiara Michele Ghiraldo, presidente dell'Ascom aponense -; conoscevo Nicola dai tempi della scuola. Era un ragazzo aperto, disponibile, gran lavoratore come tutti i componenti della sua famiglia. Quanto successo è la spia di un disagio sempre più crescente fra chi vuole intraprendere con onestà e serietà».
«L'anno scorso aveva avuto un periodo, diciamo così, di profondo malumore, ma poi sembrava esserne uscito - afferma Giampietro Fioraso, uno dei titolari dell'omonimo negozio di ferramenta -; l'ho visto l'ultima volta sabato scorso e mi è parso normale. Alcune persone non sono state corrette con lui e non l'hanno pagato per i lavori eseguiti».
È questo il motivo che l'ha spinto al tragico gesto? Nicola Benacchio non ha lasciato messaggi e problemi di carattere personale o familiare sembrano da escludere. La famiglia, chiusa nel suo dolore, non commenta. «Mi sembra ancora tutto un sogno, dal quale aspetto di svegliarmi», si limita a dire la sorella Fabiola.
Non è ancora stata fissata la data del funerale. La salma è infatti a disposizione dell'autorità giudiziaria che, come prevede la legge, ha disposto l'autopsia.
© RIPRODUZIONE RISERVATA Problemi causati dalla mancata riscossione per alcuni importanti lavori edilizi. Benacchio è stato trovato agonizzante dai suoi operai richiamati dalle grida disperate dell'uomo, che si era inferto numerose pugnalate al ventre con un coltello in ceramica. Vani i soccorsi: l'imprenditore è spirato durante il trasporto all'ospedale di Dolo.
La notizia della tragedia ha avuto l'effetto di una bomba nella città termale, dove la famiglia Benacchio è conosciutissima: il primo stabilimento fu fondato ad Abano negli anni '70 dal padre Tiziano, scomparso nel 2011. Fra gli amici di una vita, il dolore e l'emozione erano ieri molto forti.
«Ancora non mi capacito di quanto accaduto - dichiara Michele Ghiraldo, presidente dell'Ascom aponense -; conoscevo Nicola dai tempi della scuola. Era un ragazzo aperto, disponibile, gran lavoratore come tutti i componenti della sua famiglia. Quanto successo è la spia di un disagio sempre più crescente fra chi vuole intraprendere con onestà e serietà».
«L'anno scorso aveva avuto un periodo, diciamo così, di profondo malumore, ma poi sembrava esserne uscito - afferma Giampietro Fioraso, uno dei titolari dell'omonimo negozio di ferramenta -; l'ho visto l'ultima volta sabato scorso e mi è parso normale. Alcune persone non sono state corrette con lui e non l'hanno pagato per i lavori eseguiti».
È questo il motivo che l'ha spinto al tragico gesto? Nicola Benacchio non ha lasciato messaggi e problemi di carattere personale o familiare sembrano da escludere. La famiglia, chiusa nel suo dolore, non commenta. «Mi sembra ancora tutto un sogno, dal quale aspetto di svegliarmi», si limita a dire la sorella Fabiola.
Non è ancora stata fissata la data del funerale. La salma è infatti a disposizione dell'autorità giudiziaria che, come prevede la legge, ha disposto l'autopsia.