VENEZIA - Niente da fare. Dovranno attendere ancora qualche mese i parenti di Maria Teresa Trovato Mazza, detta “Sissy”, l’agente di polizia penitenziaria ventottenne, originaria di Taurianova (Reggio Calabria), il cui corpo fu rinvenuto il primo novembre del 2016, in un lago di sangue, in un ascensore dell’ospedale di Venezia (dove aveva fatto visita ad una detenuta), con un proiettile che le aveva trapassato il cranio.
Il padre Salvatore e la sorella Patrizia, dopo aver percorso 1.200 chilometri per arrivare a Venezia, si sono sentiti comunicare il rinvio dell’udienza per decidere sull’opposizione alla terza richiesta di archiviazione.
LA RABBIA
«Ma come si fa? - commenta arrabbiatissima la sorella - All’una ci hanno detto che manca il giudice titolare, impegnato in altra sede. “Ma non potevate avvertirci?”, ho chiesto. A parte un “ci dispiace” non ci hanno detto altro. Se ne sono proprio fregati. Hanno rinviato a luglio e torneremo perché vogliamo la verità su quello che è successo a Sissy».
Come si ricorderà, le indagini avevano escluso cause di morte diverse dal suicidio, ma i familiari della defunta, con gli avvocati Girolamo Albanese ed Eugenio Pini, si sono opposti a ben tre richieste di archiviazione dell’inchiesta formulata dalla Procura, secondo la quale Sissy si è tolta la vita e non vi è alcun mistero attorno al suo decesso.
ARCHIVIAZIONE
Il sostituto procuratore Elisabetta Spigarelli aveva chiesto l’archiviazione per la prima volta nel maggio 2018 e il giudice per le indagini preliminari aveva accolto l’opposizione e disposto una serie di approfondimenti.