A San Michele in isola il mondo medievale di fra' Mauro

Domenica 1 Ottobre 2017 di Alberto Toso Fei
Fra' Mauro visto da Matteo Bergamelli
Di lui non si sa quasi nulla: il vero nome, quando e dove sia nato, il giorno esatto della morte, dove sia stato sepolto. Eppure è una delle persone che più hanno segnato il passaggio tra il Medioevo delle conoscenze geografiche approssimative e la ricerca di una verità cartografica che per nostra fortuna possiamo ammirare ancora oggi.

Del monaco cosmografo camaldolese Fra Mauro (religioso, geografo e cartografo) si sa che morì prima del 20 ottobre 1459 in tarda età, ed è noto come, nel convento di San Michele in Isola, avesse un laboratorio cartografico e l'aiuto di due valenti collaboratori.

Da quel luogo sono usciti i massimi esempi di cartografia quattrocentesca, fra cui il celebre planisfero conservato alla Biblioteca Marciana, che mostra con grande precisione, per l'epoca, tutte le terre del mondo allora conosciute (mancano per esempio il continente americano e l'Oceania).
L'opera, che nel complesso supera i due metri per due, fu realizzata attorno al 1450 e completata negli anni successivi. È orientata col Sud in alto, non è firmata né datata (benché abbia molte iscrizioni interne e vi compaia la frase fato a contemplation de questa illustrissima Signoria).

Il mappamondo mostra castelli, monumenti, l'arca di Noè, le piramidi, templi, ponti, imbarcazioni, giunche, navi, animali marini e terrestri. Le Colonne d'Ercole sono corredate da una didascalia sorprendente, vista l'epoca, in cui iniziano ad emergere i primi seri dubbi rispetto alla comune credenza

Che il mondo finisse lì: Io ho più volte aldido (udito) da molti che qui è una colona cum una mano che dimostra cum scriptura che de qui non se vadi più avanti. Ma qui voglio che portogalesi che navegano questo mar dicano se l'è vero quel che ho audito perché io non ardiso affermarlo.
Sul planisfero compaiono anche i riferimenti alle terre e alle genti descritte da Marco Polo e da un altro mercante veneziano, Niccolò de' Conti, che dal 1414 al 1439 aveva visitato l'Arabia, la Persia, l'India e altre terre asiatiche. Il bacino mediterraneo rispecchia invece le conoscenze veneziane dell'epoca: non furono pochi i navigatori della Serenissima che diedero il loro apporto anonimo alla realizzazione del planisfero.
La fama di fra Mauro come cartografo si fece crescente, e anche Alfonso V di Portogallo gli ordinò il disegno di un mappamondo, ora perduto.
Eppure, malgrado questo, le notizie sulla vita del monaco sono scarsissime: nel luglio del 1409 fu registrato in un atto come Frater Maurus de Venetiis; poi nulla fino al 1433, quando il suo nome compare in una carta capitolare.
La traccia più importante è contenuta in un documento del 1444, dove è citato come membro della commissione che si occupa della deviazione del fiume Brenta; quattro anni più tardi i registri del monastero lo indicano come attivo nel formar mappamondi.
Sulla sua attività esiste un aneddoto: mentre stava lavorando a uno dei suoi planisferi, un giorno arrivarono in visita alcuni patrizi con un senatore. Quest'ultimo sbottò: Cossa ze sta carta, sto disegno, i me par scaraboci!.
Con calma, Fra Mauro spiegò come si trattasse dei continenti e delle terre del mondo, con i monti, i fiumi, i mari e tutte le città. Che grando che ze el mondo commentò il senatore, che subito chiese dove fosse Venezia. Qua, sto puntin ze Venessia, rispose il frate indicando un punto preciso sulla carta. Il nobile si indignò, guardò il frate e disse: Fé el mondo più picolo e fé Venessia più granda. Dopodiché, col suo seguito, se ne andò.
Sulla luna esiste un cratere Fra Mauro dedicato al monaco cartografo veneziano, che fu visitato anche dagli astronauti della missione Apollo 14.
Ultimo aggiornamento: 3 Ottobre, 09:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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