Inciampa in strada: femore rotto e batosta al Comune: 144mila euro

Mercoledì 4 Luglio 2018 di Roberta Brunetti
Inciampa in strada: femore rotto e batosta al Comune: 144mila euro
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VENEZIA - Colpa, in un caso, di un cubetto di porfido mancante in una strada di Mestre, nell’altro, di una mattonella fuori posto attorno un tombino nell’isola di Burano. Due signore inciampano, cadono e si fratturano: il femore la prima, il gomito la seconda. E ora il Comune di Venezia dovrà pagare i danni: 144mila e 193mila euro i conti presentati dal Tribunale. Un problema, quello della cattiva manutenzione delle strade, che può costare davvero caro alle amministrazioni locali, quando arrivano le sentenze di risarcimento, come dimostrano queste due storie veneziane.
 
Le cadute risalgono ormai a qualche anno fa, ma le sentenze sono diventate di dominio pubblico in questi giorni. Dell’ultimo caso, quello del ruzzolone in un marciapiedi di Mestre, si è occupata la Giunta della settimana scorsa che ha dato mandato all’avvocato dell’assicurazione di ricorrere in appello contro la sentenza di primo grado che ha dato ragione alla cittadina infortunata.
LA GAMBA ROTTA
Il fatto all’origine del contenzioso è banale. In un marciapiede di via Circonvallazione, a Mestre, manca un cubetto di porfido. Una signora cade e si rompe malamente una gamba. Frattura scomposta del femore, la diagnosi, che richiede lunghe cure. Tre anni fa la signora cita il Comune in Tribunale per le «lesioni subite a causa del sinistro», chiedendo 128.500 euro come risarcimento di «tutti i danni subiti». Ora il Tribunale le ha riconosciuto una somma anche superiore. Per l’esattezza 144.479 euro di risarcimento danni, più 4.685 di spese e 25.254 di spese di lite.
Troppo secondo l’assicurazione dell’amministrazione di Ca’ Farsetti, che ha deciso di ricorrere in appello, sperando di evitare il pagamento o almeno di spuntare uno sconto. Ed ecco la delibera passata in Giunta la settimana scorsa. Il ricorso punterà sull’«assenza di prova del nesso causale tra la caduta e la mancanza del cubetto di porfido dalla pavimentazione del marciapiede» recita la delibera. Ma anche sulla modalità di quantificazione del danno, e sul suo conteggio in relazione all’attività di casalinga della signora.
LE ASSICURAZIONI
Nessuna volontà di vessare il cittadino, fanno sapere da Ca’ Farsetti, in questo ricorso in appello contro la donna, che è piuttosto una prassi voluta dalle compagnie d’assicurazione. «Il Comune, come doveroso nell’interesse pubblico, è coperto da idonea polizza assicurativa, tanto per il risarcimento quanto per le spese legali - premette l’assessore responsabile all’avvocatura civica, Paolo Romor -. Ovviamente questo beneficio implica l’onere di procedere attraverso più gradi di giudizio in tutti i casi in cui la compagnia di assicurazione lo ritenga opportuno. Di qui la delibera che autorizza la proposizione dell’appello dopo la sentenza di primo grado. Nessuna volontà di vessare la persona danneggiata, ma la necessità di rispettare gli obblighi gravanti sull’ente».
IL GOMITO FRATTURATO
Risale addirittura al 2010 la caduta all’origine dell’altra causa. Un’altra signora si incastra con il tacco in una buca non segnalata, nei pressi di un tombino, in via San Martino destro a Burano. Il ruzzolone le costa la frattura scomposta del gomito destro. Seguono vari ricoveri e ben quattro interventi chirurgici. Il Tribunale le riconosce un risarcimento di 193mila euro. In questo caso la sentenza è stata pubblicata da pochi giorni e il Comune non ha ancora deciso se ricorrere in appello. Una decisione, anche in questo caso, che dipenderà dalla compagnia di assicurazione.
Intanto, però, le due sentenze sono provvisoriamente esecutive. E il Comune, in attesa o meno dell’appello, dovrà versare i soldi alle due signore cadute a cause delle buche non riparate.
Roberta Brunetti
Ultimo aggiornamento: 08:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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