'O dottore, il boss si laurea in carcere con una tesi sull'evasione fiscale

Martedì 24 Luglio 2018 di Gianluca Amadori
'O dottore, il boss si laurea in carcere con una tesi sull'evasione fiscale
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VENEZIA - I sodali lo avevano soprannominato o dottore , riconoscendogli un'evidente superiorità intellettuale, al di là dello spessore criminale dimostrato nell'attività svolta con estrema violenza una decina di anni fa. Ora, a distanza di tre anni dalla sentenza con la quale la Corte di Cassazione ha reso definitiva la sua condanna a 15 anni di reclusione, riconoscendolo a capo di un'organizzazione affiliata alla Camorra, dedita alla commissione di reati di stampo mafioso in tutto il Veneto, Mario Crisci può finalmente fregiarsi di quel titolo a pieno diritto: nei giorni scorsi, infatti, ha conseguito la laurea magistrale in Economia e diritto all'Università di Bologna, con una tesi su Analisi economica dell'evasione fiscale.
Napoletano, 38 anni, Crisci è in carcere dal 2011, quando fu arrestato nell'ambito della cosiddetta operazione Serpe, assieme a numerosi suoi complici, dagli uomini della Direzione antimafia di Padova e del Comando provinciale dei carabinieri di Vicenza (coordinati dal pubblico ministero antimafia di Venezia, Roberto Terzo), con le accuse di associazione di stampo mafioso, usura, estorsione, esercizio abusivo dell'attività di intermediazione finanziaria, minacce, lesioni e sequestro di persona.
ESAMI IN CARCERE
Da allora o dottore non è più uscito: dovrà restare dietro le sbarre ancora a lungo in quanto i reati di mafia non consentono la concessione di permessi o benefici di alcun genere. In primo grado la condanna era stata ancora più severa - 20 anni ci reclusione - ma in appello i giudici gli riconobbero l'atteggiamento di collaborazione mantenuto al processo, che ha consentito una completa ricostruzione dell'organizzazione criminale, concedendogli uno sconto.
Nonostante la pena severa, Crisci non si è perso d'animo. Soltanto nel 2014 ha avuto un momento di forte sconforto, superato il quale ha deciso di mettere a frutto le qualità intellettuali che tutti gli hanno sempre riconosciuto, iscrivendosi all'Università. Ha studiato in cella, senza darsi tregua, con passione ed entusiasmo, sostenendo gli esami all'interno del penitenziario, dove i docenti si sono recati ad interrogarlo, come previsto. Il massimo dei voti - trenta e lode - l'ha conseguito in una materia nella quale in passato aveva dimostrato di essere preparato sul campo: la mafia. Ma in questo caso si è messo dall'altra parte della barricata, affrontando il tema della lotta alle organizzazioni criminali.
NEL NOME DEI CASALESI
Chi lo ha conosciuto per la violenza, la prepotenza, il cinismo con il quale ha esercitato il potere criminale nel nome dei Casalesi, era certo che nel suo caso l'unica possibilità fosse quella di buttare via la chiave della cella, come spesso si sente dire nei commenti di coloro i quali ritengono che non ci possa essere un futuro per chi ha commesso gravi crimini. La storia di Crisci sembra invece destinata a diventare un esempio di possibile riabilitazione; di punizione e carcere come opportunità per cercare di ricostruirsi una vita fuori dalle sbarre, come sancito dalla nostra Costituzione, anche se il futuro è lontano ancora molti anni.
Nel 2011 l'inchiesta dell'Antimafia di Venezia consentì di accertare che la società Aspide di Padova - capeggiata da Crisci - pagava il pizzo ai camorristi di Casal di Principe per poter utilizzare il marchio Casalesi e poter così terrorizzare gli imprenditori in difficoltà ai quali prestava i soldi necessari a non fallire, per poi taglieggiarli e subentrare nella gestione delle stesse aziende. Complessivamente le persone condannate sono state una ventina: al processo sono stati ricostruiti numerosi episodi che sembravano tratti da Gomorra: pestaggi e minacce con tanto di pistola puntata alla tempia della vittima, «mutuando dai clan operanti in altre aree geografiche i ruoli, i rituali di affiliazione ed il livello organizzativo», come scrivono i giudici della Cassazione. Ora il dottore si è pure laureato, e vuole dimostrare di essere cambiato, mentre il pm che lo fatto finire in carcere continua segue soddisfatto il suo percorso di ravvedimento.
 
Ultimo aggiornamento: 25 Luglio, 09:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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