MESTRE - «Ho aperto un’istruttoria voglio capire come sono andate le cose». Rachele Scandella, la dirigente scolastica dell’istituto comprensivo “Giulio Cesare” di via Cappuccina, prima di procedere attende il rientro dalla malattia della maestra aggredita dal papà bengalese di un suo alunno. Un affronto che si è limitato alle parole, ma che ha spaventato l’insegnante al punto tale che è stato necessario l’intervento dell’ambulanza. Sentite le urla dell’uomo, che si è presentato a scuola giovedì scorso attorno alle 10 ed ha insultato e minacciato la donna, sono accorsi la collaboratrice scolastica e i colleghi che hanno impedito che la situazione degenerasse. Inutili i tentativi di riportare l’uomo a toni più contenuti. Alla fine la vittima, pallida e tremante, ha avuto un malore.
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Al momento dell’aggressione la preside non c’era, anche perché l’affronto alla maestra è avvenuta nella succursale della Silvio Pellico, la scuola elementare di via Kolbe. Ieri la maestra era a casa e non desiderava parlare della vicenda: è spaventata e provata. Una docente con anni di esperienza nell’insegnamento e abituata a lavorare con classi multietniche. Anche se alla “Pellico” di multietnico c’è ben poco: gli studenti sono quasi tutti bengalesi. Gli alunni italiani sono due o tre per classe. Un caso limite per il quale è stato coinvolto anche l’Ufficio scolastico regionale. Da qui si è proposto che in futuro, per evitare ghetti, la soglia degli studenti stranieri per classe non dovrà superare il 40 per cento.
«Le aggressioni, che si susseguono ai danni degli insegnanti, sono il risultato di anni in cui si è lavorato per demolire la scuola e soprattutto il ruolo educativo dei docenti» spiega Fabio Barina, della Gilda veneziana.
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