Le svolte di Moderata Fonte, quel talento nella poesia dalla parte delle donne

Lunedì 12 Giugno 2017 di Alberto Toso Fei
illustrazione di Matteo Bergamelli
1
Le vie del Signore sono infinite, si suole dire ogni volta che il destino di una persona muta imprevedibimente, in genere per il meglio. Le svolte nella vita di Modesta Pozzo furono poche ma profondamente incisive, e quasi sempre segnate da un tocco di drammaticità; eppure le permisero di passare alla storia come una delle poetesse più brillanti del Cinquecento, con il nome per il quale è più conosciuta, coniato da lei stessa: Moderata Fonte.

La prima svolta avviene nel 1556, un anno dopo la sua nascita: i suoi genitori, Gerolamo Pozzo e Maria Dal Moro, muoiono. Modesta, col fratello Leonardo, è erede di un patrimonio familiare cospicuo, e finisce per essere contesa fra i parenti: affidata inizialmente alle cure dei nonni materni, a sette anni viene prelevata di nascosto e condotta nel monastero femminile di Santa Marta.

Sembra una iattura, è l'inizio di un'altra svolta: i monasteri veneziani di quel secolo non sono esattamente degli eremi; in alcuni casi si va e si viene a piacimento, in generale vi è una torma di persone che viene ad ascoltare concerti o semplicemente a chiacchierare amabilmente nei parlatori con le monache; e Modesta si impone all'ammirazione dei visitatori per l'intelligenza sveglia, la risposta pronta, la memoria fuori del normale.

Apprende i primi rudimenti della poesia e della musica, e quando due anni più tardi può tornare a casa dei nonni viene avviata allo studio del latino e del disegno, nonché all'arte del canto e della musica. Accanto a lei, una giovane zia alla quale viene impartita la stessa educazione, con la quale diverrà inseparabile, che la porterà a vivere con sé anche quando si sposerà con Giovanni Nicola Doglioni.

Altra svolta, altra vita: lo zio acquisito ne completa la formazione culturale iniziandola alla disciplina della prosa e dei versi; Modesta Pozzo inizia la sua trasformazione in Moderata Fonte. Una delle sue prime opere, “Le Feste”, viene presentata al doge Nicolò da Ponte il giorno di Santo Stefano; nello stesso periodo scrive anche “I tredici canti del Floridoro”, dedicati al matrimonio del granduca di Toscana Francesco I de' Medici con la nobildonna veneziana Bianca Cappello. Nel quarto canto Moderata trova il coraggio di osservare che la presunta inferiorità della donna rispetto all'uomo non è determinata da fattori naturali, ma dalla diversa educazione ricevuta, rivendicando per le donne il diritto allo studio e a un ruolo non subalterno.

Ma ogni medaglia ha il suo rovescio: e Moderata è anche Modesta. Doglioni si preoccupa di trovarle un marito, e nel 1572 la sposa all'avvocato Filippo de' Zorzi. Da quel momento, pur non rinunciando alla sua attività letteraria, la donna sacrifica molto di sé e - fedele al suo nome di battesimo - si rinchiude fra le mura di casa, accudisce i figli, scompare sempre più al mondo.

Nella sua opera principale, “Il merito delle donne”, sette veneziane discutono sulla condizione femminile e sui rapporti con l'uomo, ritenendo ingiustificata la preminenza accordata agli uomini dalla società; e come sarebbe invece auspicabile una vita autonoma e senza vincoli; poi si chiedono però perché le donne siano “schiave volontarie fino alla morte” degli uomini. Modesta/Moderata è la rappresentazione di tale condizione: l'opera esce nel 1600, pubblicata per volere della sua famiglia. Lei era già morta da otto anni, trentasettenne, dando alla luce il suo quarto figlio.



 
Ultimo aggiornamento: 13 Giugno, 10:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci