Patty Pravo: «La mia vita, il successo, gli amori, la libertà»

Domenica 5 Novembre 2017 di Raffaella Ianuale
Patty Pravo: «La mia vita, il successo, gli amori, la libertà»
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VENEZIA - C'è l'infanzia a Venezia e l'amicizia con Peggy Guggenheim che le regalava vasetti di cetrioli fatti da lei. L'incontro con monsignor Roncalli, il Papa buono che frequentava la casa della nonna a Dorsoduro. La giovinezza a Roma quando diventa la ragazza del Piper e conosce i Rolling Stones. La maturità con i viaggi nel deserto e l'appuntamento in un'oasi con Yves Saint-Laurent. Ma si scoprono pure i suoi tanti amori, i quattro matrimoni, i successi. Ne esce il profilo di una donna libera. Icona di stile e eleganza, ma al tempo stesso simbolo di trasgressione. Tanto, troppo, tutto assieme. Semplicemente diva. A parlarci assieme Patty Pravo stupisce perché è diretta. Dice le cose che pensa e non dà la risposta che uno si aspetta. In questo suo modo di raccontarsi si svela sincera, con l'affascinante r moscia e la voce sussurrata. Alla vigilia del suo settantesimo compleanno esce in libreria con La cambio io la vita che..., un libro edito da Einaudi con sottotitolo Tutta la mia storia. E la racconta proprio tutta, dalla prima volta che ha fatto all'amore a quattordici anni, alla relazione con Riccardo Fogli. Lei è Nicoletta Strambelli, nata a Venezia il 9 aprile del 1948, segno zodiacale Ariete, come dice l'incipit della sua autobiografia in cui si mette a nudo.
 

 

Perché ha scritto un'autobiografia?
«Me l'hanno chiesto e io l'ho scritta».
Si è divertita nel raccontarsi?
«È stato un lavoro pesante, io non amo parlare di me stessa».
Strano per una donna che è vissuta tanto sotto i riflettori?
«È difficile entrare nell'animo più intimo, nel proprio personale, svelare ciò che si pensa».
Quanto ci ha messo a scrivere il libro?
«Ho lavorato intensamente alcuni mesi, non avevo un ghostwriter, ho fatto tutto da sola»
Nella prima parte racconta Venezia, ama questa città?
«Sì, ho vissuto nella casa dei nonni paterni Maria e Domenico. Il nonno era direttore della Manifattura Tabacchi e abitavamo a Dorsoduro, in una casa al terzo piano, vicino a calle lunga San Barnaba».
È riconoscente a questi nonni?
«Grazie a loro sono cresciuta libera. Non a caso sono nata nel quarantotto, lo stesso anno della Costituzione, che vuol dire libertà».
E i genitori?
«Erano bellissimi. La mamma era giovane e mi ha lasciato ai nonni paterni. Ma le persone come me nascono proprio da genitori come i miei».
In che senso?
«La mamma ha avuto una maternità difficile, e proprio da situazioni come queste nascono persone che hanno un dono, una dote e sono libere di natura»
Ha ancora qualcuno a Venezia?
«No, non c'è più nessuno».
Ci torna qualche volta?
«No perché quando arrivo mi viene da piangere. Bisognerebbe mettere il numero chiuso, far pagare un biglietto di ingresso, permettere ai visitatori un giro veloce e poi riportarli fuori. Quindi evito di venirci... perché soffrire?»
I suoi ricordi invece?
«Ho vissuto una Venezia meravigliosa e voglio mantenere quel ricordo. Giocavo in piazza San Marco con il mio unico amico Luigino e poi consideravo mio il leoncino a sinistra della chiesa, se qualcuno ci saliva lo buttavo giù».
Luigino lo ha più rivisto?
«No, perché ho iniziato a lavorare da giovanissima e non ho più avuto tempo».
Lanciamo un appello?
«Magari. Lo vorrei rivedere».
A Venezia c'è stato anche il primo lui?
«Sì a quattordici anni ho fatto per la prima volta all'amore. È stato meraviglioso».
Ma nel libro non svela chi è lui?
«No, certe cose sono solo mie. Però lo raccontai subito alla nonna. E lei mi portò dal medico...»
Che rapporto ha con l'amore?
«Non so quante canzoni ho scritto sull'amore. Sono stata fortunata, ho vissuto amori incredibili, ho amato tanto e sono stata amata tanto».
Il primo marito è negli anni del Piper?
«Sì, Gordon Faggetter, il batterista dei Cyan Three. Fu attrazione fatale. Eravamo innamorati, parlavamo di avere un figlio e poi ci siamo promessi che se ci fossimo lasciati non avremmo più avuto figli».
Come è diventata la ragazza del Piper?
«Avevo 16 anni, mi presentai lì con una camicia bianca della nonna annodata in vita e un paio di pantaloncini che si vedeva tutto, altro che i jeans a vita bassa...»
Poi ci fu Riccardo Fogli?
«Quando andai al Sistina per il concerto dei Pooh tutti i fotografi erano per me. Il manager del gruppo gli disse o lei o la band. E lui lasciò il gruppo».
Come erano gli anni del Piper?
«Era il 66 e frequentavo il loft in Campo dei Fiori di Mario Schifano, qui passavano tutti i grandi ed ho incontrato per la prima volta i Rolling Stones, non erano ancora famosissimi, ma avevano già fatto Satisfaction».
Come erano?
«Strafatti. A me la droga non interessava, non ancora».
Poi è esplosa la sua carriera, anche la tv la cercava.
«Avevo uno spettacolo in prima serata Speciale Patty Pravo e ho conosciuto personaggi come Aldo Fabrizi, Franca Valeri Vanda Osiris. Anche Paolo Villaggio, che si presentò con due cammelli».
Cammelli?
«Sì, era la prima volta che li vedevo, ricordo l'odore che ho poi ritrovato nel deserto».
È affezionata al deserto?
«Ho fatto le attraversate in solitaria a Sud del Sahara. Ma i sentimenti che ho provato in questi viaggi sono troppo profondi e li tengo solo per me».
È stata anche in Oriente?
«La prima artista Occidentale ad andare in Cina, una sorta di Marco Polo bionda. Qui ho fatto una trasmissione via satellite. Cantavo la sigla con il più famoso cantante cinese e la cosa buffa è che io cantavo in cinese e lui inglese. C'era un miliardo di persone che ci seguiva».
Non aveva panico?
«No è il mio mestiere, più sono e meglio è».
C'è in arrivo un nuovo disco?
«Sto lavorando ad un progetto musicale, sarà molto strano. Sono sempre in continua ricerca, mi piace rinnovarmi».
Verrà a presentare il libro a Venezia.
«No, lo presento a Milano, Roma e Torino. Però ho un nuovo progetto su Venezia e ci verrò presto».
Ci anticipa qualcosa?
«Non ancora, ma quando verrò la invito a vedere le prove, chissà ... magari diventiamo amiche».
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Ultimo aggiornamento: 6 Novembre, 11:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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