La donna che da due anni guida le Gallerie dell'Accademia: «Ma non chiamatemi Manager»

Martedì 26 Settembre 2017 di Donatella Vetuli
Paola Marini
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Tra tanti dirigenti che ambiscono alla qualifica di manager, ce n'è una che invece rivendica con fierezza il ruolo di direttrice: «Chi ha che fare con l'arte non può essere solo un manager. Preferisco direttrice, come a scuola». Paola Marini da due anni è stata chiamata alla guida delle Gallerie dell'Accademia a Venezia e in molti l'hanno definita supermanager perché deve occuparsi di autonomia, ricerca scientifica, restauri e sicurezza della grande collezione d'arte di Venezia. «Il bilancio è positivo, ma di estrema difficoltà. Non immaginavo quanto». Al suo attivo gli oltre 311 mila visitatori nel 2016, ora Paola Marini riceve nuovi riconoscimenti come il premio Masi che le verrà assegnato il 30 settembre a Verona in quanto storica dell'arte che onora la civiltà veneta. «Forse perché in Italia tra i tanti direttori sono quella autoctona», commenta con ironia sorvolando sul bailamme di ricorsi al Tar, sentenze e sospensive sulle nomine dei suoi colleghi, in parte stranieri, su cui è passata indenne.

Lei dirigeva il museo di Castelvecchio, a Verona, quando nel 2015 misero a segno la rapina del secolo, fuggendo con opere di Mantegna, Rubens, Tintoretto. Cosa ha provato?
«Una tragedia che ho sopportato. Sono stata malissimo. Una gravissima, paurosa, inaspettata prova della vita. È una esperienza che non auguro a nessuno. Si era fatto tutto il possibile. Da quella terribile vicenda ho imparato che la sicurezza non è mai abbastanza, ma anche che si sopravvive al peggio».

Poi c'è stata la lunga attesa per il rientro dei dipinti ritrovati in Ucraina.
«Sì, ma finalmente è terminata. Pochi giorni fa, il 22 settembre, sono tornati a Castelvecchio in via definitiva dopo i restauri».

A che punto sono i lavori di restauro tanti attesi alle Gallerie dell'Accademia?
«Sono ben avviati, anche se dureranno 900 giorni; ma siamo riusciti a esporre in altre zone del museo almeno una parte dei capolavori in modo che il pubblico non sia privato delle opere importanti nei saloni interessati al cantiere».

Il restauro era uno degli obiettivi che si era prefissata alla chiamata del ministro dei Beni e delle attività culturali Dario Franceschini: ma quali punti deboli ancora restano? 
«La carenza di organico, almeno del 45 per cento, soprattutto riguardo al personale di accoglienza e di vigilanza, dove mancano oltre venti persone. Ridotti all'osso anche i funzionari amministrativi. Assente l'ufficio tecnico in un edificio così grande». 
 
E i fondi destinati alle Gallerie?

«I soldi sono l'ultima preoccupazione. Ben vengano i finanziamenti, però non costituiscono il problema principale. Contano prima le idee e i progetti. I bilanci 2016 e 2017 non sono stati larghissimi, ma ce la siamo cavata. Temo, per il 2018, di avere difficoltà per il bilancio ordinario. Dalla nostra parte i tanti Comitati che operano su Venezia e che ci sostengono. Bisogna riconoscere che il ministero si è impegnato moltissimo nei restauri e anche nelle acquisizioni di opere importanti, come quella di Giorgio Vasari».

L'autonomia può servire a risolvere questi problemi?
«Rappresenta ancora un elemento di criticità. È un'autonomia imperfetta quando non si può disporre del personale».

Ma oltre alla quantità, c'è la qualità: com'è il livello dello staff veneziano?
«Qui vengono rispettate moltissimo le competenze, del resto alte. Tra gli elementi di forza delle Gallerie, la ricerca scientifica anche nel proporre sempre nuove interpretazioni della straordinaria collezione. Ma dobbiamo migliorare la capacità di lavorare insieme, potenziare il coordinamento tra noi. Solo in questo senso accetto la parola manager che non mi piace».

E come preferisce essere definita?
«Preferisco comunque essere chiamata direttrice, come una direttrice di scuola; sono anche la più anziana dei miei colleghi a parte il mio gemello alla reggia di Caserta, Mauro Felicori, nato nel 1952 come me». 
Le Gallerie sono attese da un importante appuntamento, quello del bicentenario: quali iniziative state preparando?
«Non solo festeggiamenti. Ricordo lo statuto, un nuovo logo e una bellissima opera di Giorgio Vigna, capolavoro d'arte vetraria. C'è poi la volontà di avviare un significativo dialogo con l'Accademia, a cominciare dalla collaborazione per una residenza d'artista».

Pensa a commistioni con l'arte contemporanea?
«C'è sensibilità al riguardo, sempre mantenendo la nostra mission sull'arte antica. La mostra su Philip Guston ha richiamato 120 mila visitatori».

Lei è veronese, è stata a lungo alla guida del museo di Bassano, e oggi ha scelto Venezia come residenza. Quale sente come casa sua?
«Sono stata ben accolta, abito in un appartamento del demanio, con vista meravigliosa. Nella città scaligera conservo sempre la mia casa, piena di libri e di colori».
Ultimo aggiornamento: 17:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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