Intercettazioni, Baita interroga
Orsoni: «Hai fatto tutto i compiti?»

Giovedì 18 Agosto 2016 di Maurizio Dianese - Gianluca Amadori
Intercettazioni, Baita interroga Orsoni: «Hai fatto tutto i compiti?»
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VENEZIA - Sono trattative febbrili quelle che rendono incandescenti i telefoni negli ultimi mesi del 2011. Una cordata di privati, scesa in campo con la società Est Capital e il Fondo Real Venice 2, si è offerta di acquistare l’area dell’ex ospedale al Mare, al Lido di Venezia per 61 milioni di euro. È la soluzione su cui il Comune di Venezia confida per far quadrare il bilancio (ed evitare le sanzioni del patto di stabilità), ma anche per trovare soluzione ad una questione che si complica ogni giorno di più: i lavori per il nuovo Palacinema, bloccati dopo il rinvenimento di un enorme quantitativo di amianto nel sottosuolo, e per la crisi finanziaria che ha messo in ginocchio l’impresa aggiudicataria, la Sacaim di Venezia. 
LA DARSENA - In pubblico è Gianfranco Mossetto, presidente di Est Capital, a presentare il progetto che prevede, tra le altre cose, la realizzazione di una darsena per barche da diporto. In realtà, dietro le quinte, a muovere le fila è Piergiorgio Baita, presidente della potentissima impresa di costruzioni Mantovani, presente in tutti gli affari che contano in Veneto. 
È Baita che al telefono detta la strategia, i tempi, gli "sconti" che Est Capital deve riuscire a spuntare sul prezzo concordato con Ca’ Farsetti; è lui che tratta per un’intesa che consenta di togliere di torno la Sacaim. Dalle intercettazioni, depositate al processo per lo scandalo Mose, risulta che ciò che interessa principalmente a Baita è proprio la darsena che il Comune consentirà di realizzare come contropartita per la compravendita. E si dà da fare per concludere l’accordo con il sindaco Giorgio Orsoni.
«MALGARA NO» - Ad un certo punto, non tutto sembra andare per il verso giusto. Autunno 2011, Baita è «incazzato» quando viene a sapere che l’allora ministro della Cultura, Giancarlo Galan, vuole "silurare" Paolo Baratta dalla presidenza della Biennale per sostituirlo con l’imprenditore Giulio Malgara. Certo una scelta della moglie, Sandra Persegato, amica di Malgara, ipotizza il manager. «Adesso sarà un problema realizzare il Palacinema», si lamenta Baita con Claudia Minutillo (ex segretaria di Galan, ora sua collaboratrice di fiducia e amministratrice di Adria Infrastrutture, società operativa di Mantovani che si occupa di project financing), annunciando il ritiro. Della questione parla anche con il più stretto consulente di Galan, il giornalista Franco Miracco, che lo tranquillizza: Malgara non sarà nominato, gli spiega, anticipandogli la pubblicazione, sui giornali del giorno seguente, di articoli relativi ai miliardi che Silvio Berlusconi, in passato aveva prestato all’imprenditore, per non rivederli più indietro. Storia emersa dalle carte del processo All Iberian a carico del Cavaliere. Gli articoli puntualmente escono: Malgara fa un passo indietro (anche perché il governo Berlusconi cade) e Baratta viene riconfermato.
SACAIM - Al telefono Baita commenta anche la crisi della Sacaim e delle pressioni di Galan per la nomina dell’avvocato veneziano Marco Cappelletto quale commissario, dopo l’apertura dell’amministrazione controllata della società (Cappelletto sarà nominato il 14 ottobre assieme a Giuseppe Benedetto e Angela Vecchione, per poi dimettersi poche settimane più tardi). Baita teme che si voglia favorire Sacaim. «Che non mi parlino più di Palacinema. Io dò i soldi al Comune, il Comune prende il progetto e lo fa fare a Sacaim. E io faccio mille ricorsi», si sfoga con la Minutillo. E ancora: «Orsoni risolve il problema del "buco" con i soldi nostri», sbotta con Miracco, il quale gli confida: «Galan ogni volta cade dalle nuvole in merito al "buco del Lido"». 
Superato il "problema Malgara", le trattative riprendono per chiudere la partita Est Capital. All’inizio dei novembre del 2011 Giampaolo Chiarotto, figlio di Romeo, patron della Mantovani, esprime dubbi sul progetto dell’ex ospedale al mare: «Quegli appartamenti non si venderanno mai», commenta. Ma Baita lo tranquillizza. Accordo concluso, nonostante le perplessità di Orsoni al quale Baita spiega che dovrà rinunciare a 3 milioni. «L’operazione dell’ospedale al mare è un’operazione chiusa e autofinanziata», dice Baita il 27 novembre a Romeo Chiarotto, aggiungendo che il Comune ha «rispettato tutti i patti, compresa la darsena». Sei mesi più tardi, a sorpresa, Est Capital deciderà di uscire dall’operazione, alla vigilia del rogito, contestando a Ca’ Farsetti numerose inadempienze. In quei mesi il telefono di Baita è rovente anche per altre questioni veneziane. Una è l’accordo con Ca’ Farsetti per l’organizzazione dell’America’s Cup della primavera 2012, fortemente voluta da Orsoni e "finanziata" con 5 milioni di euro dal Consorzio Venezia Nuova. Il manager della Mantovani dimostra una certa confidenza con il sindaco Giorgio Orsoni: «Hai fatto i compiti?», lo provoca a fine novembre. Orsoni sta allo scherzo: «Li sto facendo», risponde annunciando che gli farà avere la convenzione rivista e corretta nel giro di qualche giorno. «I contatti con Prada stanno andando bene», aggiunge il sindaco. Di lì a poche settimane sarà data notizia della partecipazione del team Prada all’organizzazione della manifestazione velistica. Ma anche della vendita di un palazzo sul Canal Grande, Ca’ Corner della Regina, alla Fondazione Prada.
SUBLAGUNARE - A Baita interessa anche la sublagunare - la metropolitana sotto la laguna per collegare l’aeroporto a Venezia e Lido - per la quale Mantovani ha presentato, assieme ad altre aziende, un progetto di fattibilità "sponsorizzato" dalla Camera di commercio. Il Governo ha appena varato una norma che consente di sostituire i contributi pubblici con sgravi fiscali e il presidente della Mantovani è pronto a cogliere l’occasione: «Potremo mandare al Comune una proposta di rifacimento del piano», propone. «Fammelo avere, mi interessa», risponde Orsoni. Per ora la sublagunare è ferma nel libro dei sogni.
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