«Negro di m....»: insulti razzisti alla partita dei Giovanissimi: è bufera

Lunedì 23 Gennaio 2017
«Negro di m....»: insulti razzisti alla partita dei Giovanissimi: è bufera
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FOSSALTA DI PORTOGRUARO - Rissa sugli spalti tra genitori a Fossalta di Portogruaro (Venezia) durante l'incontro di calcio tra due squadre locali di giovanissimi, la Fossaltese e la Gregorense Trinitas Pontevi, squadra dell'Arcella di Padova. A scaldare gli animi è stato l'epiteto «negro di m....» lanciato a fine gara ad un calciatore di 13 anni di colore della Fossaltese. La bagarre dal campo, come riportano i giornali locali, si è trasferita sugli spalti, dove solo volati pugni e offese irripetibili tra i familiari dei mini atleti. Da parte loro i sostenitori della Gregorense affermano che ad accendere la miccia sono stati, invece, gli avversari.

«Razzisti noi? Mi viene da ridere - si difende Michele Caccaro, presidente della squadra padovana Gregorense Trinitas Pontevi  - noi accogliamo tutti e lo abbiamo sempre fatto; tra le nostre formazioni vantiamo una decina di ragazzini di colore». Fatto sta che ora i giocatori che per primi hanno innescato la zuffa in campo rischiano squalifiche pesanti e i familiari coinvolti nella rissa eventuali strascichi di natura penale.


«Come società sportiva nasciamo dentro il quartiere Arcella che è forse uno dei più multietnici di tutto il nord Italia: da noi giocano cinesi, russi, africani, americani, ragazzi di tutti i colori e di tutte le etnie. Siamo la 'front linè della multietnicità e prendiamo chiunque a giocare, senza pregiudizio. Purtroppo ci può sempre essere qualcuno che sbaglia». Insiste Michele Caccaro, che prosegue: «Abbiamo indetto una riunione per mercoledì sera per avere le idee chiare su cosa è accaduto - dice all'ANSA - io non c'ero ma ho subito sentito i dirigenti che mi hanno riferito che dall'inizio della partita alla fine i nostri ragazzi sono stati bersaglio di offese e insulti di ogni tipo. Alla fine purtroppo un genitore esasperato deve aver perso le staffe. Una situazione incredibile, neanche fosse una finale di Coppa del mondo, con tanto di ragazzi che alla fine della partita sono rimasti chiusi dentro gli spogliatoi perché era troppo pericoloso uscire, troppo tensioni».

Caccaro difende la società e i suoi tifosi. «Noi però non siamo quello che si stanno disegnando in queste ore e i genitori dei nostri ragazzi non sono quello che cercano di far apparire - puntualizza - il nostro lavoro è dettato dalla sola passione per lo sport senza alcuna discriminazione.
Basti pensare che il dottore della società è di colore. Per questo non posso accettare che la mia società possa essere tacciata di razzismo. Noi facciamo il calcio come strumento sociale, dando una opportunità a molti giovani e scoprendo, come per esempio è accaduto poco tempo fa con un ragazzo arrivato dall'Africa, dei talenti che poi abbiamo ceduto a squadre più importanti, in quel caso al Padova - conclude -. Tutto il resto sono chiacchiere ed accuse che, da presidente, non posso accettare».
Ultimo aggiornamento: 13:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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