Giovanni Ponti, il destino nel nome: fu il sindaco che unì i veneziani

Lunedì 17 Luglio 2017 di Alberto Toso Fei
illustrazione di Matteo Bergamelli
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“Nomen omen”, spiegavano gli antichi, che raramente sbagliavano. E se ognuno porta un po' del suo destino nel nome, Giovanni Ponti legò entrambi alla Venezia dell'immediato dopoguerra, quando fu nominato unanimemente sindaco della città per circa un anno, dalla Liberazione fino alle elezioni della Costituente, e si trovò a dover traghettare il Comune sul difficile percorso della ricostruzione e della riappacificazione.

“Le rovine lasciate dal nemico e perpetrate, con infame concorso dei fascisti, sono enormi – dirà fra le altre cose il giorno della prima Giunta Popolare, il 17 maggio del 1945 –; dobbiamo ricostruire la nostra vita economica, le case, le strade, i mezzi di comunicazione. […] L'interesse della collettività è al di sopra di ogni interesse privato; […] se da un lato non vogliamo trascurare tutte quelle provvidenze che servono a mettere in luce la splendida veste della nostra Venezia, noi vogliamo essere vigilanti perché, accanto a queste mirabili opere del passato, pulsi feconda la vita del lavoro riconosciuto ed esaltato nei suoi meriti, di quel duro lavoro che ha potuto tramandare a noi tanto splendore di bellezza e di arte”.

Figlio di un garibaldino cattolico, Ponti nacque a Venezia il 19 gennaio 1896 e dopo gli studi (che interruppe per combattere nella Prima Guerra Mondiale) si formò alla scuola del Partito Popolare di don Luigi Sturzo e negli anni Venti fu anche Assessore nella Giunta comunale di Davide Giordano. L'avvento del fascismo non gli impedì per alcuni anni di proseguire – sebbene con difficoltà crescente – la sua attività politica e quella giornalistica (a “Il Gazzettino”, “Il Tempo” e “Il Popolo del Veneto”), ma vistosi chiuso ogni spazio di libertà lasciò la carta stampata e si mise a insegnare al Liceo Foscarini.

Antifascista della prima ora, entrò a far parte della Resistenza con compiti di coordinamento dei partigiani sul territorio, e nel gennaio del 1945 fu arrestato e torturato; finì sotto processo e fu condannato a morte, ma la Liberazione – per sua fortuna e per fortuna della città – fu più veloce del plotone di esecuzione. Tra i riconoscimenti che gli furono tributati, Ponti ebbe anche una medaglia di bronzo al Valore Militare.

Lasciato l'incarico di sindaco (alle successive elezioni fu il turno di un altro grande veneziano, Giobatta Gianquinto), prese le redini della Biennale, che riportò ai fasti delle origini; ma fu anche Procuratore di San Marco, Presidente della Fondazione Cini, Parlamentare democristiano (fu anzi uno dei fondatori della Democrazia Cristiana) e Ministro del Turismo e dello Spettacolo sotto il governo di Mario Scelba. Tra la fine degli Anni Cinquanta e l'inizio degli anni Sessanta divenne membro della prima Assemblea Parlamentare Europea, facendo costantemente la spola tra Venezia, Roma e Strasburgo, lavorando per costruire ponti, fedele come sempre al suo cognome.

Ma morì presto, il 28 dicembre del 1961, a Padova, dove si era recato per sottoporsi a un intervento chirurgico. Una iscrizione lo ricorda all'ingresso di Ca' Farsetti: “Giovanni Ponti / primo Sindaco di Venezia liberata dal nazifascismo / eroe senza retorica, politico senza demagogia, partigiano senza odio”.
Ultimo aggiornamento: 18 Luglio, 10:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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