Rinnega il figlio illegittimo che ora ha 42 anni, ma deve pagare

Venerdì 29 Settembre 2017 di Lino Lava
Rinnega il figlio illegittimo che ora ha 42 anni, ma deve pagare
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SAN VITO AL TAGLIAMENTO - L'imprenditore non vuole proprio sentir parlare di quel figlio, nato fuori dal suo matrimonio. Eppure, i giudici del Tribunale civile di Venezia dichiarano Giuseppe Giuseppin padre naturale di un figlio nato a San Vito al Tagliamento il 6 dicembre 1974 e hanno ordinato all'Ufficiale di Stato civile del Comune di provvedere agli adempimenti di rito. E ora la madre, che per i giudici di Venezia ha avuto una relazione con l'imprenditore dal 1971 al 1979, vuole il riconoscimento economico. E' stato presentato un atto di pignoramento presso terzi al Tribunale di Pordenone su alcuni conti bancari dell'industriale, ma pare che soldi ce ne siano ben pochi.
AZIENDA DI SUMMAGA
Giuseppe Giuseppin, sessantasettenne di San Michele al Tagliamento, è un imprenditore molto noto. Il padre, Giovanni, ha fondato la Iasp ed era conosciuto come il re dei serramenti. Da quarant'anni l'azienda di Summaga di Portogruaro è fornitrice ufficiale dei serramenti dello Stato del Vaticano e il fondatore ha conosciuto ben quattro papi. In più la Iasp commercia anche con i paesi arabi. Ha fornito di serramenti la moschea di Gedda e ha allestito le porte blindate per la redazione di Al Jazeera. Inoltre, l'imprenditore è anche titolare della Costruzioni San Paolo srl, società fondata nel 1994. I giudici del Tribunale di Venezia hanno deciso che l'industriale deve dare all'ex ragazza madre circa 40 mila euro, oltre agli interessi. La sentenza, anche se è stata impugnata in Corte d'appello, è esecutiva. E adesso la donna, assistita dal noto civilista padovano, avvocato Giorgio Destro, ha deciso di incassare i soldi che le sono stati assegnati dal Tribunale.
DOPPIO PIGNORAMENTO
L'avvocato Destro, con l'atto di precetto, ha dato il via ad un pignoramento alla filiale di Portogruaro della Cassa di Risparmio di Venezia, ma il conto è risultato privo di fondi. Un secondo pignoramento è stato fatto alla Banca San Biagio del Veneto Orientale di Fossalta di Portogruaro, ma anche qui i conti intestati a Giuseppe Giuseppin sono poco capienti e già oggetto di precedenti pignoramenti.
Sono stati i giudici del Tribunale civile di Venezia, presieduti da Liliana Guzzo, a sentenziare che l'imprenditore è padre di un figlio che oggi ha 43 anni. Giuseppin ha sempre negato di avere avuto un figlio fuori del matrimonio. Ha affermato che la sua relazione con la madre di quel figlio è stata interrotta dal 1973 al 1979. E in quel periodo era stato vittima di un incidente stradale che lo aveva immobilizzato per mesi. Ma i giudici non gli hanno creduto. Scrivono nelle motivazioni della sentenza: Giuseppin anche dopo il matrimonio aveva continuato a frequentare la donna recandosi spesso a casa di quest'ultima, sia per la visita alla donna che per il figlio. Ed ancora: La teste ha riferito di aver visto il Giuseppin frequentare la compagna senza soluzione di continuità anche dal 1972 sino all'estate 1974 (quando la donna, già incinta, le riferì che il Giuseppin aveva tentato di investirla con la macchina quando aveva comunicato la gravidanza al medesimo); la stessa teste ha riferito che poi la relazione è ripresa.
TEST RIFIUTATO
C'è un altro elemento che ha convinto i giudici del Tribunale civile sulla paternità dell'imprenditore. Scrivono nella sentenza: Quale ulteriore e rilevante elemento di convincimento è il comportamento del Giuseppin che in questo giudizio si è reiteratamente rifiutato di sottoporsi all'accertamento ematogenetico, che avrebbe consentito di escludere in modo assoluto la paternità ovvero di confermarla con elevatissimo grado di probabilità. Per ben due volte i giudici hanno chiesto all'imprenditore di sottoporsi all'esame del Dna. La prima volta Giuseppin ha risposto: «Mi rifiuto in quanto sono arrabbiato con il consulente tecnico d'ufficio perché mi sembrava dai suoi atteggiamenti che non fosse imparziale». La seconda volta: «In questo procedimento non intendo sottopormi alle prove di cui sopra; lo farò quando saranno chiarite le situazioni tra di noi e cesseranno le richieste economiche che mi sono state fatte».
 
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