L'ex ad del Casinò di Venezia indagato a Como per peculato

Martedì 5 Dicembre 2017 di Elisio Trevisan
L'ex ad del Casinò di Venezia indagato a Como per peculato
MESTRE - Era già stato indagato una volta senza che alla fine uscissero irregolarità sulla sua gestione, ora l'ex amministratore delegato del Casinò di Venezia (negli anni della Giunta di Paolo Costa e fino al 2010 quando venne eletto Giorgio Orsoni), è di nuovo indagato a Como per il suo lavoro a Campione d'Italia dove ha guidato la casa da gioco come ad e direttore generale. Un ruolo ricoperto fino a pochi mesi fa quando se n'è andato con un accordo bonario in seguito all'elezione del nuovo sindaco, il leghista Roberto Salmoiraghi che era già stato primo cittadino dal 1994 al 2002 e dal 2004 al 2006, nonché ad del Casinò dal 2001 al 2003 (tra l'altro e fu condannato a sei mesi con la condizionale per cene private al ristorante interno al Casinò fatte figurare come riunioni di lavoro e messe in conto al Comune).

Pagan ha ricevuto l'avviso di garanzia assieme al segretario generale del Comune Gianpaolo Zarcone e ad altre tre persone per peculato, vale a dire distrazione di fondi pubblici. Gli accertamenti in corso, che hanno visto nei giorni scorsi la Guardia di Finanza fare visita negli uffici del Comune e della Casa da Gioco, riguardano i soldi che il Casinò deve dare ogni anno al Comune, in base a una convenzione.

Appena eletto lo scorso giugno Salmoiraghi aveva definito drammatica la «situazione dal punto di vista dei conti del Comune e del Casinò» parlando di un buco a bilancio di 50 milioni, proprio quei 50 milioni di franchi che oggi sono oggetto delle verifiche, anche per capire se ci siano davvero degli illeciti o se la vicenda rientri nel clima infuocato del cambio di guida della città. Fa pensare, ad esempio, il fatto che la passata amministrazione aveva spiegato che quei soldi erano rimasti nelle casse del Casinò per evitare un'eventuale fallimento a causa dei problemi determinati dalla differenze di cambio tra euro e franco svizzero (cosa che ha portato il Governo italiano ad approvare una legge ordinaria dello Stato per riequilibrare quelle differenze). Nella convenzione, inoltre, sarebbe scritto che il Casinò deve dare parte degli incassi al Comune garantendo, però, la continuità aziendale. Infine, nel Consiglio di amministrazione del Casinò, posseduto al 100% dall'Amministrazione di Campione d'Italia, sedevano il segretario generale e la direttrice dell'area finanziaria del Comune, vale a dire che l'operazione sarebbe avvenuta alla luce del sole, non prendendo quei soldi e dirottandoli a qualcuno ma semplicemente mantenendoli nelle casse della Casa da gioco invece di versarli in quelle del Comune.
Ultimo aggiornamento: 15:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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