Eraclea è terra di cosche: già pronte le nuove leve. Spazi per le infiltrazioni della 'ndrangheta

Domenica 23 Aprile 2023 di Maurizio Dianese
Eraclea è terra di cosche: già pronte le nuove leve. Spazi per le infiltrazioni della 'ndrangheta

ERACLEA - È mafia. Mafia vera. Mafia feroce. Mafia predatoria. Mafia imprenditoriale. E mafia politica. Quella di ieri. E anche quella di domani visto che i casalesi di Eraclea stanno lasciando il passo alla ndrangheta, un'altra mafia, ancor più pericolosa. Il Gazzettino lo ha scritto per anni, mettendo in guardia i cittadini onesti. Ma che fosse mafia era certo e oggi lo certifica la sentenza della Cassazione, sentenza definitiva, che mette il sigillo all'inchiesta della Procura di Venezia che ha smantellato la cosca dei casalesi di Eraclea. Una sentenza che mette fine ad anni e anni di tentennamenti e di dubbi da parte di chi non ha mai voluto riconoscere la pericolosità di una organizzazione malavitosa che era diventata parte integrante della vita cittadina. Al punto da sponsorizzare la squadra di calcio, da offrirsi di pagare le luminarie della festa patronale e al punto da inglobare nella sua organizzazione criminale fior di ditte private locali, a cominciare da quelle di proprietà di Graziano Poles - o partecipate da Graziano Poles, il quale aveva poi portato in dote ai casalesi il suo contatto con il sindaco Graziano Teso, definitivamente condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. E Teso, va ricordato, ha fatto il sindaco per due volte e poi è stato il vicesindaco di Mirko Mestre, arrestato da primo cittadino quattro anni fa assieme al gotha del clan dei casalesi. Ma Teso è stato anche importante, per non dire determinante, pure per l'elezione dell'attuale Giunta guidata da Nadia Zanchin. Anzi, forse è meglio dire che, nella storia degli ultimi vent'anni di elezioni amministrative ad Eraclea, c'è stato solo un sindaco che non è stato eletto da Teso utilizzando anche i voti dei mafiosi e che non ha avuto rapporti con i casalesi ed è stato Giorgio Talon, il quale ha guidato una amministrazione che ha saputo resistere alle pressioni dei malavitosi.

Ma a parte questi cinque anni di grazia, per il resto del tempo nella sede del Municipio si sono aggirati sempre quei loschi figuri che hanno continuato a fare affari sporchi dentro e fuori Eraclea.

L'EDILIZIA

Il clan dei casalesi infatti aveva allungato i suoi tentacoli su Caorle e Jesolo e, negli anni d'oro, cioè prima del 2006, il clan controllava ben 160 cantieri edili e dava lavoro diretto o indiretto a più di 500 persone. Architetti e geometri, commercialisti e ingegneri, dipintori e marmisti, fornitori di piastrelle e di sanitari, sono entrati in contatto con il clan dei casalesi e non ci hanno trovato nulla di male a lavorare per loro. E questo spiega perché in tanti ad Eraclea si siano fatti nel tempo un punto d'onore nel sostenere che non si è mai trattato di mafia. Come se personaggi del calibro di Raffaele Buonanno o di Luciano Donadio potessero essere ridotti a "picciotti" di quartiere. Cosi non è da oggi nessuno potrà più dire che si tratta di invenzioni giornalistiche. Il Gazzettino ha descritto per filo e per segno e per quasi per vent'anni quel che di brutto succedeva all'ombra del campanile di Eraclea, cercando di mettere sull'avviso la popolazione sui rischi che correva. E gli articoli del Gazzettino sono diventati atti di accusa contro i tanti, soprattutto politici, a cominciare dal sindaco Mirko Mestre, che hanno detto e sostenuto di non aver mai saputo. A Eraclea invece tutti sapevano, tant'è che la stragrande maggioranza dei cittadini non ha mai voluto avere contatti con i casalesi, ma molti invece hanno prosperato all'ombra della malavita. Certo, da ieri nessuno può più sostenere che si fa un danno di immagine alla città sostenendo che i casalesi avevano allungato le loro mani su una fetta importante del Veneto Orientale proprio grazie alla politica. È stato così fino al 2019, quando sono arrivate le manette a risolvere i problemi di una città che in parte ancora oggi non vuole fare i conti con i problemi e che anche di fronte ai fuochi d'artificio che festeggiavano il ritorno a casa, provvisorio, di Luciano Donadio ha fatto finta di niente, sicura che prima a poi anche questa ondata di piena passerà e si potrà ricominciare a far finta di niente. Purtroppo non è così. A Eraclea il vuoto che si era creato con gli arresti dei casalesi oggi si sta riempiendo di nuovo. E i nuovi non sono certo migliori dei vecchi. Perché, purtroppo, Eraclea è terra di mafia.

Ultimo aggiornamento: 18:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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