La holding dei Benetton pronta al patto con Marchi per entrare in Save

Martedì 28 Marzo 2017
Gilberto Benetton e Enrico Marchi, strategie per gli aeroporti del nordest
VENEZIA - Edizione Holding era pronta ad affiancare Enrico Marchi nella gestione del gruppo Save, offrendogli risorse finanziarie e ampia garanzia nella futura governance più il mantenimento della gestione diretta degli aeroporti del Nordest. L'offerta era stata fatta direttamente al finanziere di Conegliano ancora nel settembre ottobre dell'anno scorso, subito dopo l'acquisizione del 21,3% di Save dal fondo Amber. I contatti con Marchi erano stati portati avanti ai massimi livelli ma non sono mai sfociati in una proposta concreta perché il presidente di Save e azionista al 50% di Finint aveva assicurato che avrebbe risolto i problemi col socio alla pari De Vido reperendo risorse organizzando una cordata di piccole medi imprenditori veneti.

Ora Edizione si sente spiazzata dall'ultima svolta di Marchi, con quale il patto tra gentiluomini era di risentirsi in ogni caso se vi fossero state novità sul versante di Save. Ma non ha archiviato del tutto la sua proposta di alleanza malgrado ora Marchi sia pronto a organizzare una cordata col fondo francese InfraVia e un fondo di Deutsche Bank che lancerebbero un'Opa su Save dopo aver acquisito la sua quota di Finint e quella di De Vido, gravata da un'esposizione con le banche molto consistente (un'ottantina di milioni solo con Veneto Banca). Alla fine dell'Opa residuale, Marchi tornerebbe in pista acquisendo un 12% di Save. 
Ora ai piani alti della finanziaria della famiglia Benetton - che controlla Atlantia, Autogrill, il gruppo d'abbigliamento - si respira una certa sorpresa per la piega presa dagli eventi. Fonti vicine al gruppo argomentano che una contro Opa è impossibile, perché il pacchetto di maggioranza di Save in mano a Finint passerebbe subito ai fondi, ma non si vuole prendere per ora in esame l'idea di aderire all'offerta residuale malgrado la lauta plusvalenza incorporata col titolo che oggi viaggia a 20 euro. Si sottolinea che un'alleanza con Edizione avrebbe portato stabilità all'azionariato di Save garantendone la vicinanza al territorio, piena autonomia nella gestione a Marchi - riconosciuto da tempo come l'artefice di una grande di operazione di sviluppo - e mettendola al riparo da scorrerie di gruppi stranieri. Si ricorda poi che l'ottica dei fondi è per forza di cose di breve periodo e che in passato, quando su Save si era profilata l'ombra dei tedeschi di Fraport, era intervenuto addirittura il governo Letta per arginare lo sbarco straniero. E che in passato Edizione non è sempre stata ancorata alla maggioranza, anzi, gli esempi di Sme e Gs garantiscono altrimenti. In ogni caso poi Edizione ha sempre tenuto rapporti di grande collaborazione con i soci anche di minoranza. Di fondo c'è poi il sospetto che la mossa del cavallo di Marchi nasconda il segreto obiettivo di poter tornare dominus di Save dopo qualche anno. Con questa idea si spiegherebbe il mantenimento del 12% della società. Ma con i fondi c'è poco da scherzare.
In ogni caso la partita Save ha mosso anche la politica. «L'arrivo degli stranieri è una pessima notizia non solo per il Veneto e per il Nordest ma per l'Italia che perde, lasciando così in mani franco-tedesche, una perla che non a caso perdiamo in coincidenza con la crisi del sistema delle banche popolari che sta interessando il nostro territorio», avverte il senatore Udc Antonio De Poli. Difficile però che oggi si muova anche Gentiloni.
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