Si prostituiscono per avere la droga. Le italiane chiedono eroina e cocaina

Lunedì 24 Settembre 2018 di Davide Tamiello
Dall inizio del 2018 la polizia locale ha multato oltre 250 clienti delle prostitute a Mestre e Marghera
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 Da una parte la filiera della prostituzione in strada free lance, scollegata da organizzazioni o dalla maitresse di turno, dall’altra un’offerta multitarget (e multietnica) che in città non ha eguali. Questi due fattori paralleli rendono via Piave una vera e propria Babele della prostituzione: un multietnico mercato del sesso di donne che hanno trovato nella strada l’unica fonte di sostentamento. Multietnico sì, ma anche a chilometri zero: in primis perché questa è praticamente l’unica zona della città in cui anche le italiane scendono in strada. Chi per sbarcare il lunario e far quadrare i conti dell’affitto, chi per pagarsi l’eroina. Chilometri zero, però, anche per un altro fattore, che accomuna italiane e straniere: la maggior parte delle donne della notte di via Piave, infatti, abita nel quartiere. Casa e bottega, come si dice in questi casi.
 NUMERI E PRESENZE Va detto subito che i numeri in questa zona non sono in aumento. Sono stabili rispetto agli anni scorsi. Vero è che in tutte le altre strade ”calde” di Mestre (via Terraglio, via Orlanda, via Fratelli Bandiera) il trend è in costante calo. Lieve, ma significativo. Nel rione Piave, quest’estate, le oscillazioni delle presenze sono state particolarmente importanti. Da otto a una punta di 22, con un turnover (ovvero nuove presenze) del 30%. Il fenomeno si spiega principalmente con questo dato: nelle altre zone non si arriva al 10% nel ricambio. E poi ci sono le nazionalità. Tra via Piave e Stazione si trovano ragazze italiane, nigeriane, cinesi, romene, ucraine, moldave, transessuali (sudamericane e dell’Est) e persone che si prostituiscono occasionalmente in cambio di sostanze stupefacenti. Queste ultime, per la maggior parte, sono giovani mestrine.
LA GESTIONE DEGLI SPAZI Non è in atto una guerra per il marciapiede: ognuna ha il proprio spazio. Le cinesi si fermano in via Venezia, romene e moldave davanti alla zona dei giardini di via Piave, le transessuali tra piazzetta Olivotti e l’incrocio con via Fiume.
Le oscillazioni derivano anche dalle modalità: le ragazze guardano dalla finestra se la situazione in strada è tranquilla, se ci siano polizia o brutte facce che possano interferire con il lavoro. Se c’è il via libera, scendono. Per questo i numeri, qui, variano così tanto. In via Fratelli Bandiera invece, per esempio, vige la stabilità. Come numeri e come presenze, qui ormai comanda una sola nazionalità: protettori e prostitute sono bulgari e l’attività procede h24. Chi prova a sconfinare si ritrova nei guai: a Marghera la libera professione non esiste, non sulla strada principale quantomeno. 
SESSO E DROGA Il rapporto con la droga non è neanche troppo sottile. Perché la mala nigeriana che gestiva lo spaccio della zona sarà anche stata sconfitta, ma la domanda continua a essere elevata. E chi è disposto a mettere sul piatto il proprio corpo come contropartita per l’eroina, prima o poi riesce a trovarla. Il mercato qui è ancora alla ricerca di un’etnia leader che riprenda le redini dello spaccio, dopo il “vuoto” lasciato dai nigeriani. In questo momento l’area stazione è troppo a rischio: troppi riflettori, troppe attenzioni. Per il momento, i traffici si sono trasferiti altrove, a Marghera. Ma quando le acque si saranno calmate, qualcuno tornerà alla carica: tunisini e albanesi, per esempio, hanno già mosso i primi passi. Le prostitute per droga sono la cartina di tornasole del fatto che la richiesta rimane alta. E la legge del mercato parla chiaro: dove c’è domanda, non può mancare l’offerta.
Ultimo aggiornamento: 08:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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