Maila massacrata di botte, poi l'agonia: l'autospia smentisce il marito

Martedì 14 Agosto 2018 di Roberta Brunetti
Maila Beccarello
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VENEZIA - Il medico legale si è trovato di fronte una donna sfigurata. Massacrata di botte ovunque: al volto, al corpo, alle braccia. Una violenza inaudita quella che Natalino Boscolo Zemello ha inflitto alla moglie Maila Beccarello, al termine dell'ennesima lite scoppiata nella loro casa di Cavarzere. Non regge la versione dell'ex pescatore di Chioggia 35enne, che aveva raccontato di aver solo schiaffeggiato la donna di 37 anni, che sarebbe poi caduta nella doccia, sbattendo violentemente la testa.

I primi risultati dell'autopsia, eseguita ieri dal medico legale Antonello Cirnelli, raccontano piuttosto di un massacro brutale che non ha lasciato scampo a Maila. Ma per conoscerne i dettagli bisognerà attendere oggi, quando il medico si recherà nella casa dell'orrore per un accurato sopralluogo con i carabinieri. Un ulteriore accertamento disposto dal pubblico ministero Stefano Buccini che contesta a Boscolo Zemello, in carcere da mercoledì, l'omicidio volontario con l'aggravante della crudeltà. Per il momento l'esame autoptico ha confermato l'impressionante violenza con cui l'uomo si è accanito sul corpo della donna, colpita al volto, al petto, all'addome, alle braccia... Colpi devastanti inferti, con ogni probabilità, a mani nude. 

IL DUBBIO. Quello che l'autopsia non ha ancora chiarito è l'esatta dinamica dell'aggressione all'interno della casa, così come i tempi della morte. Non è emersa, infatti, una ferita che più delle altre possa aver causato il decesso. Ed ecco il senso del sopralluogo che si terrà oggi, alla ricerca di altri elementi.
Di certo questi primi risultati dell'esame autoptico non combaciano con la versione fornita dal marito, nell'interrogatorio di convalida, quando è apparso distrutto dal dolore. Disoccupato da anni, consumatore di droga, Boscolo Zemello stava scontando in detenzione domiciliare una condanna ad un anno e 8 mesi per tentata estorsione e violenza privata. Non poteva quindi muoversi dalla casa familiare, dove Maila aveva acconsentito di ospitarlo. Una condizione di convivenza forzata che aveva inasprito le tensioni nella coppia, fino alla lite fatale di martedì notte. In questi giorni i familiari e le amiche di Maila hanno riferito ai carabinieri che i pestaggi subiti dalla donna andavano avanti da anni, ma né lei né altri avevano trovato il coraggio di denunciarli alle forze dell'ordine, impauriti dalle minacce di Boscolo Zemello. E in questo clima la donna aveva anche accolto, suo malgrado, il marito in casa per la detenzione domiciliare finita con l'ennesimo femminicidio. 
 

Ultimo aggiornamento: 13:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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