​Quatto mesi per la caviglia rotta,
«Quanto per la morte di Marco?»

Mercoledì 27 Luglio 2016 di Paola Treppo
Marco Rizzetto e le auto incidentate

RONCHIS (Udine) - Quattro mesi e il pagamento delle spese processuali. Questa la pena inflitta ieri, martedì 26 luglio, dal giudice del Tribunale di Pordenone, Licia Consuelo Marino, all'ex consigliere comunale di Ronchis Daniele Colautto, 56 anni, assistito dall'avvocato Francesco Gasparinetti, che ha chiesto il rito abbreviato nel processo che lo vedeva imputato per omissione di soccorso nei confronti di Rosanna Tabino, 45 anni, pure lei di Ronchis: il pm Patrizia Cau, in virtù delle attenuanti generiche, aveva chiesto un mese. La coppia è coinvolta nel drammatico caso di Marco Rizzetto, per cui chiedono giustizia il padre Giorgio e la mamma Susanna, con il supporto di “Studio 3A”, la società specializzata nella valutazione delle responsabilità civili e penali, a tutela dei diritti dei cittadini, a cui la famiglia del ragazzo si è rivolta, attraverso il consulente personale Diego Tiso.
 
«Il 2 maggio del 2014, Colautto e la Tabino, raggiunsero l'East Park di Fossalta di Portogruaro, in provincia di Venezia, a bordo della Volkswagen Passat della Tabino - ricorda in una nota la società Studio 3A -. La donna, stando a quanto avrebbe poi riferito agli inquirenti, “sentendosi” seguita e vedendosi puntare dei fari contro da un'autovettura, aveva iniziato una folle "fuga" lungo le strade della zona industriale travolgendo la Ford Fiesta di Marco Rizzetto, di soli 23 anni, di Portogruaro, che stava andando per la sua strada con diritto di precedenza e la cui unica “colpa” è quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato: stava provando la sua auto che gli dava delle noie al motore. Per il ragazzo non c'è stato scampo: è morto»
 
Per l'omicidio colposo, la Tabino ha già patteggiato 21 mesi, con la sospensione condizionale, «Ma è rimasta aperta la vicenda giudiziaria legata a quelle che consideriamo omissioni e ritardi messi in atto sulla pelle del giovane. Che in quella macchina ci fosse anche Colautto, infatti, lo si scoprirà solo il giorno dopo attraverso una confidenza ai carabinieri dell'amica e medico di famiglia della Tabino, la 49enne Angela Scibetta, anche lei di Ronchis, che avrà un ruolo chiave nella vicenda, e grazie al ritrovamento di un mazzo di chiavi dell'auto dell'allora consigliere comunale nella vettura della Tabino. Colautto, infatti, uscito illeso dall'incidente, fugge, percorre due km a piedi e si fa venire a prendere da un amico dell'Aci, lasciando le altre persone coinvolte al loro destino, la Tabino ma, soprattutto, il ragazzo».
 
«La Tabino, che resta ferita, con una frattura di una caviglia, dà l'allarme soltanto alle 22.14, quasi un'ora dopo il sinistro, avvenuto – si presume - poco dopo le 21.30, ma non telefona al 118 ma alla Scibetta: sarà il suo medico di base lungo il tragitto a chiamare i soccorsi. Ma, inspiegabilmente, la dottoressa di fatto presta soccorso solo all'amica ferita. Ai carabinieri dichiarerà di aver gridato a gran voce verso la macchina di Marco Rizzetto, la cui portiera non era bloccata e si poteva aprire benissimo, ma senza avvicinarsi e di non aver ottenuto risposta». I familiari del giovane, oltre che contro Colautto, hanno presentato una denuncia per omissione di soccorso anche nei riguardi della dottoressa.

«Colautto è stato rinviato a giudizio e ora anche condannato solo per l'omissione di soccorso nei confronti della Tabino che ha causato l'incidente e la morte del 23enne. Il pm che segue l'inchiesta per l'omissione di soccorso nei confronti del giovane, infatti, Monica Carraturo, ha chiesto già due volte l'archiviazione a fronte del fatto che Marco sarebbe morto sul colpo e quindi, secondo la giurisprudenza prevalente verrebbe meno l'oggetto del reato. Il fatto è che non vi è alcuna certezza in merito all'ora della morte, perché il dottore della Guardia Medica non effettua alcuna verifica dei parametri post mortem e, soprattutto, sulla salma non viene disposta ed effettuata l'autopsia. Il pm dà il nulla osta per la sepoltura prima ancora che inizino gli interrogatori degli indagati. Anzi, secondo una perizia di parte della famiglia, il ragazzo avrebbe agonizzato dai 30 ai 60 minuti, e quindi si sarebbe potuto soccorrere e forse anche salvare».
 
Nell'udienza del 12 luglio scorso l'avvocato della famiglia di Marco Rizzetto si è battuta per il rinvio a giudizio di Colautto, e ha chiesto alla Procura di effettuare ulteriori accertamenti medico legali per stabilire con certezza come e quando sia sopraggiunta la morte del ragazzo.

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