Il patron della Locanda Cipriani: «Dateci subito regole chiare e condivise, altrimenti non potrà andare tutto bene»

Martedì 12 Maggio 2020 di Gigi Bignotti
Bonifacio Brass

TORCELLO (Venezia) - Ha ospitato i più grandi personaggi passati da Venezia, dai Capi di Stato ai Re, dagli attori e cantanti più famosi del mondo fino ai miti dello sport, le stelle Nba e i campioni di ogni Paese e disciplina.
L'elenco di Vip che sono stati suoi ospiti  è così lungo che nemmeno il patron Bonifacio Brass lo può ricordare tutto. La Locanda Cipriani sull'isola di Torcello sta per entrare nell'87.mo anno di attività: nel lontano 1934, infatti, Giuseppe Cipriani rilevò una  modesta rivendita di vini ed olio trasformandola in una “locanda”, con poche, ma graziose camere e una sala ristorante, circondata da un giardino di fiori e ortaggi tuttora curato con devozione. Fin dai primi anni il fondatore fu affiancato dalla cognata  Gabriella che per oltre 30 anni caratterizzò l’atmosfera del locale con la sua dolcezza.

Agli inizi degli anni ’80 a Giuseppe subentrò la figlia Carla Cipriani che aveva sposato il regista Tinto Brass e che fu affiancata dopo qualche anno dal proprio figlio, Bonifacio, che tuttora ne è il direttore ed unico proprietario e ha appena festeggiato i 40 anni di gestione nel modo più anomalo: in forzata quarantena.

 Il suo "sfogo" è quello di un uomo e di un imprenditore che ha fatto dell'ospitalità e della ristorazione la propria ragione di vita. In tutti questi giorni di chiusura ha sempre tenuto a tranquillizzare il suo staff, la squadra, mantenendo a libro paga tutti i propri dipendenti a cominciare dal giovane chef Cristian Angiolin, ormai cuoco affermato e pluripremiato.



La situazione di incertezza del settore lo amareggia: «La buona notizia è che pare si possa riaprire a partire dal 18 maggio - spiega Brass - ma la cattiva è che, ad oggi, ci sono soltanto speculazioni su quali saranno le regole da rispettare per poter lavorare in sicurezza. La sicurezza dei clienti e la nostra. Perché sicuramente di regole ce ne devono essere ma, sarebbe auspicabile, che queste regole o protocolli fossero scritti insieme a chi lavora nella ristorazione. 
Non è ammissibile che - a pochi giorni dalla possibile apertura -  nessuno sappia con certezza cosa deve fare, quali regole ci debbano essere. Aprire un ristorante dopo due mesi di chiusura non è solo alzare un interruttore. È, come per tante attività, una procedura complessa e articolata che richiede giorni di lavoro. Sanificazione, addestramento degli addetti, predisposizione del distanziamento, acquisti, preparazione delle basi di cucina, sono cose che richiedono comunque del tempo.
Anche chi, come me, fa parte delle associazioni di categoria, non sa null'altro che non sia ciò che può apprendere leggendo dalle linee guida del I.S.S..
Ma allora mi domando: era così difficile prevedere un protocollo ufficiale già da tempo anche per la ristorazione, invece di aspettare le notizie dai media? La nostra categoria, forse più di altre (ma non è una gran vittoria) ha subito pesantemente questo periodo, e sarà ancora molto penalizzata nei mesi a venire. Milioni di addetti e centinaia di migliaia di imprese sono nella ristorazione.
Ma niente, siamo stati completamente ignorati e sembriamo quasi essere noi gli untori. Eppure siamo chiusi e casa da oltre due mesi...
Ma certo, il problema sono i ristoranti, dove per mangiare pare,  ci dovranno essere 4 mq a persona (se non conviventi).
Va bene, diteci che dobbiamo chiudere ed allora mi metterò l’animo in pace.
Se sarà compatibile con il nostro lavoro allora riapriremo, ma se sarà solo per darci un contentino e imporci delle regole assurde, beh, allora ci penserò su anche io. Se non riparte tutta la filiera e, sopratutto, se il turismo in generale non avrà il peso che si merita - conclude Bonifacio Brass - non credo proprio che andrà tutto bene
».

Ultimo aggiornamento: 13 Maggio, 18:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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