Cona in rivolta: «L'ex base non riaprirà per i malati di Covid, blocchiamo le strade»

Lunedì 20 Luglio 2020 di Diego Degan
L'ex base militare di Cona
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CONA - «Basta! Abbiamo già dato». Del tutto prevedibile, ma non per questo meno decisa, la reazione del sindaco di Cona, Alessandro Aggio, all’ipotesi di una possibile riapertura della ex base militare di Conetta quale luogo di quarantena per i migranti positivi al Coronavirus. E già oggi, alle 15, è in programma un sit-in di protesta, davanti alla base, con esponenti della Lega, il partito del sindaco. A meno che la Questura, come già accaduto per il sit-in di Cavarzere, venerdì, non lo vieti per la mancanza dei tre giorni di preavviso previsti per legge. 

LA FUNZIONE PRECEDENTE
Il campo di prima accoglienza di Conetta era stato chiuso nel dicembre 2018, dopo tre anni e mezzo di attività, nei quali si erano susseguite rivolte, fughe, tensioni tra le istituzioni, scontri politici, denunce e inchieste per corruzione e per reati comuni, morti per le cattive condizioni di vita (Sandrine Bakayoko, 25 anni) ma anche esempi di solidarietà e altruismo, matrimoni misti e qualche timido segnale di integrazione mai arrivato a compimento: in un paese di neppure 200 abitanti, perso nella campagna veneta, Conetta era diventato un mondo a sé. Dopo la chiusura del campo profughi, a lungo, nel mondo politico conense, si era dibattuto cosa si dovesse fare di quella struttura e su una cosa tutti erano d’accordo: mai più profughi. 

L’INTERVISTA 
La ex base militare, però, è rimasta ancora nella disponibilità del Demanio e, quindi, i vari progetti di riconversione agricola o di altro tipo dell’area, sono rimasti allo stadio delle buone intenzioni. Ma ieri, in una intervista al Gazzettino, il Prefetto Zappalorto, a precisa domanda, ha risposto di non poter escludere che Conetta venga riutilizzata per i migranti che, al momento, vengono sballottati tra Jesolo e Cavarzere o per altri che non si sapesse dove collocare. E Aggio ribadisce la contrarietà sua e dell’intera popolazione. «La comunità di Cona ha già ampiamente contribuito in termini di ospitalità con la scorsa stagione di forti immigrazioni – dice – abbiamo superato indenni il periodo del Covid, non registrando alcun caso di contagio. Ora il Governo, tramite il suo rappresentante nel territorio vuole, non solo riaprire la base, ma adattarla a lazzaretto per malati Covid, oltretutto in una frazione ad alta densità di persone anziane che sappiamo essere le più deboli contro tale virus». In realtà lo stesso Prefetto non aveva espresso alcuna certezza e aveva specificato che Conetta, per l’isolamento territoriale e la lontananza dalle strutture sanitarie, non è la “migliore” scelta possibile. Ragionamento che, di per sé, non fa una grinza ma che, evidentemente, è in contrasto con quanto attuato, finora, nel territorio cavarzerano, dove i migranti potenzialmente contagiosi sono stati collocati proprio in due abitazioni agricole ben lontane dalle strutture sanitarie. Dunque Conetta rimane una possibilità, sia pure sulla carta, anche perché, secondo il Prefetto, sarebbe già attrezzata con una minima dotazione di servizi. Ma se i toni usati da Aggio, per sostenere il no al riutilizzo della base restano nel solco “istituzionale”, le reazioni dei cittadini sono decisamente più “calde”. «Quando li hanno portati la prima volta, ci hanno colti di sorpresa – si dice nella frazione – ma adesso che lo sappiamo, saremo pronti: abbiamo trattori e ruspe e possiamo bloccare le strade. Qui non passa nessuno». 

REAZIONI POLITICHE
L’ipotesi di riapertura di Conetta ha provocato reazioni anche a livello nazionale, a cominciare dal leader della Lega, Matteo Salvini che accusa: «Lamorgese sposta decine di richiedenti asilo per l’Italia senza riuscire a controllarli (in Umbria ne sono scappati 23 su 25, e non sono chiare le condizioni sanitarie), mentre in Veneto pensa di riaprire il famigerato centro di Cona che la Lega aveva chiuso.

Questo governo mette in pericolo l’Italia». E il deputato Lorenzo Fontana, segretario della Liga Veneta, afferma: «Nel caso in cui il governo dovesse riaprire Cona, siamo pronti alla battaglia politica, sia nei territori, sia a Roma. Stiamo assistendo a fatti gravi e preoccupanti: migranti trasferiti, praticamente nottetempo, a Cavarzere, all’insaputa dei cittadini». Chiude il coordinatore veneto di Fratelli d’Italia, Luca De Carlo: «Il peso di questa emergenza continua ad essere scaricato sui sindaci e sulle comunità, che nemmeno vengono informate di cosa sta per succedere nel loro territorio».

Ultimo aggiornamento: 21 Luglio, 08:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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