In un hotel di Noventa la base dei croati per il furto del secolo

Domenica 11 Novembre 2018 di Monica Andolfatto
Il Base Hotel To Stay a Noventa di Piave
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Tutto pianificato fin nei minimi dettagli. Anche la scelta del “covo”, collocato in una posizione strategica. A due passi, fuor di metafora, dal casello autostradale e sulla direttrice sia per raggiungere Venezia che per fuggire una volta messo a segno il colpo del secolo. La banda del Ducale aveva fatto base a Noventa di Piave, all’Hotel - il gioco di parole non è voluto - Base to stay collocato sulla grande rotatoria all’uscita dell’A4, quella che porta verso la strada del mare e sopratutto al vicinissimo outlet.  E di clienti provenienti dai paesi della ex Jugoslavia ce ne sono tantissimi, tanto che la presenza dei sei uomini, due serbi e quattro croati in uno degli alberghi spesso utilizzati per lo shopping grande marche è passata del tutto inosservata. Dalla ricostruzione dei movimenti dei ladri dei gioielli del marajà fatta dagli investigatori della Squadra mobile di Venezia, il gruppo nella cittadina del Basso Piave è arrivato a ridosso di San Silvestro. E il 30 dicembre vanno a Venezia, entrano alla mostra e mettono in atto il primo allentamento della chiusura a scatto della teca con gli orecchini e la spilla che vogliono rubare.
Ma la notte più lunga dell’anno non la vogliono trascorrere in trasferta. E così rientrano in patria per festeggiare il Capodanno per tornare a Noventa nella tarda serata del primo gennaio. Il giorno dopo infatti Vinko Tomic e i suoi complici hanno in programma il secondo atto della loro piano: e quasi rischiano di essere scoperti, perché una visitatrice si insospettisce di fronte a quella che ai suoi occhi appare come una sosta troppo lunga davanti alla teca numero 154 nella Sala dello Scrutinio e soprattutto a distanza troppo ravvicinata rispetto allo stesso espositore. È la vigilia del colpo. Le stanze al Base to stay vengono lasciate, saldando il conto, la mattina del tre: la banda si divide. Gli autori materiali del furto raggiungono Venezia, l’autista per la fuga invece arriverà più tardi all’orario prestabilito. È il giorno del capo.
Sarà infatti Vinko Tomic, 60enne croato con natali in Bosnia Erzegovina, a dare la zampata finale alla teca e sottrarre la parure di orecchini e spilla della sontuosa collezione dell’emiro del Qatar, il principe Tamim bin Hamad Al-Thani.

A “proteggerlo” da eventuali inconsapevoli disturbatori, i croati Zvorko Grgic, 43 anni, e Valdimir Durkin (48), in posizione più defilata, invece il serbo Dragan Mladenovic e il connazionale ancora latitante. Il sesto uomo invece è già posizionato nel punto prestabilito per la fuga: Zelimir Grbove, 48 anni, è a piazzale Roma al volante della macchina con cui insieme ai complici punterà dritto in direzione Trieste per raggiungere la frontiera e rifugiarsi in Croazia: due ore e mezza di strada. Il che significa che i malviventi più ricercati d’Europa all’ora di pranzo o giù di lì erano già al sicuro e con la refurtiva appresso: magari pasteggiando a champagne. Ma era solo questione di tempo. Il conto alla rovescia per loro scatterà appena tre giorni dopo, quando gli investigatori riescono a fissare la prima e decisiva convergenza fra volti e telefoni.

Ultimo aggiornamento: 20:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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