VENEZIA - Una decina di misure cautelari nei confronti di un gruppo dedito allo sfruttamento della prostituzione di ragazze cinesi, in Italia senza permessi, sono in corso di esecuzione da parte dei carabinieri di Venezia. L'operazione si sviluppa tra le province di Milano, Brescia, Bergamo e Venezia.
Sequestrati beni, tra appartamenti e auto, per un valore di oltre un milione di euro.
Ai vertici due donne cinesi, una residente a Mestre, l'altra a Milano, che sfruttavano le prostitute, tutte connazionali, fatte venire dalla Cina, costrette a una vita disumana, spesso chiuse in casa per settimane.
Questa la ricostruzione dei carabinieri di Mestre che, coordinati dalla Procura di Venezia, indagavano da oltre un anno e mezzo su questo giro. Ora arrivano i primi sette arresti, di cinque cinesi (quattro donne e un uomo) e due italiani residenti a Milano, tutti accusati di concorso in struttamento della prostituzione, nonché di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.
Denunciata un'altra quarantina di persone che, a vario titolo, sarebbero state coinvolte nel giro. Pare che i proventi di ogni casa d'appuntamento si aggirassero sui 5mila euro al giorno.
Tutto è partito dalla segnalazione di alcuni cittadini di una sospetta casa d'appuntamenti a Marcon. Nel corso dell'operazione sono state sequestrate quattro case e una macchina, per un valore di un milione di euro. Scovato anche un B&B abusivo, a Mestre, vicino alla stazione, dove risiedeva una delle cinesi a capo della banda.
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