​Il campanaro di San Marco che vendette il suo scheletro

Lunedì 16 Ottobre 2017 di Alberto Toso Fei
illustrazione di Matteo Bergamelli
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VENEZIA - Di lui non si sa praticamente nulla: dove fosse nato, che età avesse, quale fosse il suo volto. Nemmeno il nome. Per tutti era – ed è – “il campanaro di San Marco”, un uomo altissimo che in pieno Ottocento svolgeva l'importantissima mansione di suonare le campane del “Paron de Casa”. Era alto più di due metri e aveva delle mani grandissime. Sappiamo anche dove abitava, perché è il protagonista di una bella leggenda veneziana che narra come in corte Bressana, che si apre su un lato di campo San Giovanni e Paolo, si trovasse casa sua.

Un giorno il direttore di un istituto scientifico veneziano lo notò e il suo primo pensiero fu che lo scheletro di quell’uomo avrebbe potuto costituire il pezzo forte delle sue collezioni anatomiche. Dopo moltissime insistenze (e a fronte di una cifra che per il pover’uomo era da capogiro), il campanaro si lasciò convincere e si impegnò per iscritto a lasciare lo scheletro al professore, dopo la morte.

L’uomo si era meravigliato un po’ della strana richiesta, ma alla fine si era detto: “Perché non vendere queste mie povere ossa? Io sono già anziano, è vero. Ma il professore è molto più vecchio di me: morirà presto e, se anche passeranno solo due o tre anni prima che anch’io passi ad altra vita, questo accordo sarà senz’altro dimenticato”.

Così il professore pagò il campanaro e scherzando aggiunse: “Alla tua morte, porrò il tuo scheletro in una grande teca di vetro e gli metterò in mano una campanella. Mi farà da guardia alle collezioni!”. Il campanaro era naturalmente convinto in cuor suo che ciò non si sarebbe avverato, e si affrettò a correre all’osteria più vicina. Essendo amante del buon vino e potendoselo ora permettere, iniziò a sedere ogni santo giorno in osteria. Ebbene, il troppo bere lo fece stramazzare, morto, proprio al tavolo di un locale. Così lo scheletro divenne di proprietà del professore che, come stabilito, lo mise in una teca dell’istituto con una campanella in mano.

Oggi lo scheletro del campanaro di San Marco si trova (a seguito di una donazione arrivata da una collezione privata mai identificata) nel Museo di Storia Naturale, l’ex Fondaco dei Turchi, dove sta al suo posto fino a quando manca poco alla mezzanotte, ora in cui sale sul campanile di San Marco e dà i dodici rintocchi alla campana più grande e antica, la Marangona. Poi si incammina barcollando lungo le calli che lo conducono verso la sua vecchia casa, suonando la campanella che tiene in mano e mendicando ai passanti che incontra nel suo cammino: lo scheletro chiede soldi per poter ricomprare se stesso.

Il Museo di Storia Naturale di Venezia – che fu edificato nel 1225 dal pesarese Giacomo Palmieri, divenne Fondaco nel 1621, fu restaurato nel 1869 e adibito a museo nel 1923 – possiede un patrimonio storico-scientifico incalcolabile, che include alcuni erbari del XVIII secolo e un algario ottocentesco, collezioni entomologiche, naturalistiche, malacologiche, ornitologiche, ma anche di carattere storico ed etnografico (come l'intero lascito dell'esploratore Giovanni Miani, partito nella metà dell'Ottocento alla scoperta delle sorgenti del Nilo). Tra le raccolte spicca quella dei preparati anatomici di Enrico Filippo Trois e “l’uomo clastico” del medico francese Louis Thomas Jérôme Auzoux, un manichino anatomico composto di 139 pezzi smontabili. Tra gli oltre due milioni di reperti il Museo comprende una notevole collezione di fossili, tra i quali si possono ammirare i grandi scheletri di dinosauri scoperti e donati alla città dal paleontologo veneziano Giancarlo Ligabue.

Per gli amanti del curioso, in una sala sono esposti due “basilischi” molto antichi, animali fantastici ottenuti assemblando parti di animali diversi, ma anche il gatto imbalsamato del doge Francesco Morosini, una testa umana ridotta alle dimensioni di un’arancia dai celebri “tagliatori di teste” e le doppie teste siamesi di due vitelli. Il Museo dispone di una ricca biblioteca scientifica aperta al pubblico e organizza numerose attività scientifiche e divulgative, rivolte in particolare ai più giovani.
Ultimo aggiornamento: 17 Ottobre, 11:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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