Caccia di frodo nelle valli dei vip, blitz delle guardie ambientali

Venerdì 3 Febbraio 2017 di Elisio Trevisan
Dragojesolo
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Ma quanti uccelli può tenere un carniere? Per la legge al massimo 25. Per i cacciatori vip che vanno a sparare nelle valli private della laguna di Venezia anche cento. Il carniere è una borsa a tracolla, e dev’essere pesante da trasportare con tutta quella selvaggina.
Eppure le guardie della polizia ambientale metropolitana se li sono trovati davanti così. E per scoprirli hanno dovuto usare auto civetta, altrimenti il tamtam avrebbe messo in allarme tutti, e si sono pure dovuti mettere di traverso sulla strada sterrata che conduce a una valle per fermare un cacciatore già in auto che se ne stava andando in tutta fretta.
Cinque cacciatori fermati, 150 uccelli sequestrati tra i quali una quarantina di oche selvatiche, anatre volpoche e lombardelle, tutte specie protette. La Polizia ambientale ha preso di mira due valli, di più sarebbe stato impossibile per il fattore sorpresa ma chiunque va a caccia in laguna sa che sono parecchie le valli dove si compiono mattanze: nella Dragojesolo, una delle più grandi della laguna con i suoi 1200 ettari di proprietà dell’industriale Giuseppe Stefanel, hanno fermato tre cacciatori con oltre cento uccelli comprese otto oche selvatiche; nella vicina valle Grassabò, della famiglia Monti di Maserada anch’essa nel settore del tessile, ne hanno fermati due con una trentina di volpoche, lombardelle e oche selvatiche.
È il risultato del blitz di fine stagione dieci giorni fa, poche ore prima che la caccia venisse ufficialmente chiusa, il 30 gennaio. Un intervento raro, almeno leggendo le cronache locali, che arriva a un paio di settimane dal passaggio dei 178 agenti della Polizia ambientale dalla Provincia alla Regione, nota per essere “amica” del popolo delle doppiette ma che evidentemente vuol far rispettare le regole.
E a proposito di norme, dopo la convalida del sequestro da parte del pubblico ministero Carlotta Franceschetti, bisogna vedere quali reati saranno contestati e chi verrà accusato. Quando sono intervenuti gli agenti della Polizia ambientale, in valle Dragojesolo c’erano anche Giuseppe Stefanel e l’imprenditore Moretti, e in Grassabò Stefano Roma, un broker che ha in affitto dai Monti l’attività di caccia, ed Enrico Roncato, della famiglia proprietaria di Valle Zappa, oltre ad altri personaggi. Se i gestori e i loro ospiti erano a conoscenza che i cacciatori fermati esercitavano la caccia di frodo, e se quindi fosse accertata una responsabilità dei titolari, oltre a una multa di qualche migliaio di euro rischiano la chiusura delle valli da 3 a 6 mesi. Se invece la responsabilità è solo del capovalle che accompagnava con la barca i clienti, allora i problemi saranno solo per chi ha sparato e chi lo ha portato.
Perché sparano agli animali protetti, visto che è permesso cacciare a germano reale, alzavola, fischione, codone, moriglione e mestolone della famiglia degli anatidi? Primo perché l’oca selvatica, la granaiola e la lombardella sono buonissime al forno. Secondo perché dalle valli, nonostante i clienti arrivino a pagare anche 100mila euro a stagione di caccia (settembre-gennaio) per una botte (la postazione in mezzo agli specchi d’acqua), gli uccelli protetti stanno lontani: soprattutto verso fine stagione hanno capito l’antifona e, stanchi di farsi impallinare, vanno altrove. Magari a farsi beccare dai cacciatori normali nella parte pubblica della laguna dove una botte costa 150 euro a stagione.
Nelle valli private rimangono, dunque, soprattutto le varietà di oche selvatiche che, nonostante siano migratrici, di fronte ai sontuosi banchetti addobbati per loro, quasi decidono di non andarsene più: per attirare gli uccelli nelle valli, infatti, si usa pasturare i laghetti con tonnellate di granaglie e sementi varie. Cibo gratis e molto apprezzato al prezzo, se va male, di una scarica di pallini ma con la pancia piena.
Ultimo aggiornamento: 4 Febbraio, 08:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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