L'autista del bus della strage accusò episodi di tachicardia nei mesi precedenti l'incidente

Giovedì 9 Novembre 2023 di Nicola Munaro
MESTRE La carcassa del bus precipitato dal cavalcavia guidato da Alberto Rizzotto


MESTRE - Alcuni episodi di tachicardia ai quali Alberto Rizzotto - il 40enne autista dell’autobus di La Linea volato dal cavalcavia Superiore di Marghera il 3 ottobre, causando 21 morti (Rizzotto compreso) e 15 feriti - era stato soggetto nei mesi prima dell’incidente.

Sono quelli che ora la procura vuole approfondire con il nuovo esame sul cuore dell’autista, al via il 28 novembre. E sono emersi durante gli accertamenti eseguiti dal dottor Guido Viel, medico legale nominato dalla pm Laura Cameli come consulente della magistratura: oltre all’analisi del corpo del 40enne autista di Tezze di Piave (Treviso), il dottor Viel ha anche scandagliato nel profondo lo storico clinico dell’uomo, scoprendo fatti clinici sui quali lo stesso medico legale preferiva vederci chiaro. 


LA RELAZIONE
Per questo nella sua prima informativa in procura, ha suggerito esami più approfonditi sul cuore di Rizzotto, alla ricerca di una spiegazione a quegli episodi di tachicardia emersi dalla lettura delle carte e per evidenziare - o escludere - cause o concause di carattere cardiopatologico in un malore o nel decesso dell’autista. Questo nonostante, di primo acchito, l’autopsia non abbia evidenziato malori negli attimi prima dello schianto attribuendo la morte la Rizzotto per la frattura del cranio causata dal volo nel nulla dal cavalcavia Superiore.
In particolare la procura ha chiesto alla cardiologa dell’università di Padova, Cristina Basso - una delle luminari nella ricerca delle morti improvvise (ha lavorato sul caso del calciatore Piermario Morosini) - di sezionare di nuovo il muscolo dell’autista concentrandosi sui vasi coronarici e sul tessuto miocardico. Episodi da investigare che - è bene dirlo - potrebbero anche non avere una correlazione con quanto successo il 3 ottobre, mentre Rizzotto era al volante dell’autobus de La Linea, ma che nei consulenti medici della procura veneziana hanno acceso dubbi: «Vogliamo evitare che alla fine possano restare domande senza risposta», aveva detto il procuratore capo Bruno Cherchi. 


LA SUPERPERIZIA
Se da un lato ieri mattina è stata rinviata l’estrazione dall’hard disk delle telecamere interne al bus di La Linea dalle quali poter capire cosa sia successo nel mezzo, oggi (dalle 13 alle 16, con strada chiusa) tornerà sul cavalcavia l’ingegner Placido Migliorino, dirigente del ministero dei Trasporti e superperito nominato dalla sostituto procuratore Laura Cameli per effettuare gli accertamenti sul guardrail (e sulla sua regolarità) ma anche sulla strada. Migliorino, che in questi giorni ha analizzato anche tutta la documentazione relativa alla strada e al guardrail stesso - soprattutto per verificare eventuali deroghe alla barriera di protezione, bassa e costruita con un varco di servizio non più a norma - effettuerà una ripresa aerea con un drone con telecamera 3d e poi preleverà dei campioni della protezione per testarli in laboratorio. Uno verrà tagliato direttamente dalla barriera sul cavalcavia, l’altro dalla porzione rimasta incastrata sotto alla carcassa del mezzo, sotto sequestro nel piazzale dell’ex Mercato ortofrutticolo di Mestre. 


SECONDO TEMPO
Quello di oggi è il secondo tempo dell’accertamento iniziato il 25 ottobre: quel giorno il dirigente del Mit ha portato a termini misurazioni sul guardrail, sulla ringhiera e sul palo della luce contro cui è avvenuto il primo, forte, impatto del mezzo. Poi ha fatto carotaggi e scattato fotografie, prima di vedere di persona il bus di La Linea coinvolto nel volo mortale.
Secondo i primi risultati la rottura del semiasse, che ha comportato la posizione innaturale della ruota anteriore destra, è dovuto al primo, violento, impatto del pullman contro il guardrail. Lo schianto ha causato un buco nella barriera di protezione, che comunque ha retto, dove si sono incastrati anche alcuni bulloni della ruota. Poi il bus ha scarrocciato per una cinquantina di metri. A causare la caduta, il varco di servizio che interrompe le barriere, e il fatto che il bus abbia inforcato il punto dove ricomincia il guardrail, alto 50 centimetri. Meno della ruota del bus.
 

Ultimo aggiornamento: 07:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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