Veneto, burqa vietato e galera per chi lo porta: «Diventi legge nazionale»

Mercoledì 1 Febbraio 2017
Veneto, burqa vietato e galera per chi lo porta: «Diventi legge nazionale»
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Né burqa né niqab, né passamontagna né casco. Tutti devono circolare a volto scoperto ed essere riconoscibili. Per chi trasgredisce, multa e carcere: fino a quattro mesi di galera. 
È questo il senso della proposta di legge statale di iniziativa regionale approvata ieri a maggioranza dal consiglio veneto, favorevoli non solo Lega, Lista Zaia, Forza Italia e Fratelli d'Italia, ma anche tosiani, Marino Zorzato di Ap e pure Pietro dalla Libera di Veneto Civico (che alle elezioni stava nella coalizione di centrosinistra). Sul provvedimento si sono spaccati i pentastellati: Berti, Baldin, Brusco e Scarabel non hanno partecipato al voto pur restando in aula, Patrizia Bartelle invece ha votato contro. E contro ha votato tutto il Pd.

Detto com'è andata la votazione, c'è da dire che nonostante il voto bulgaro (31 sì, 8 contrari, 4 non votanti), oggi del provvedimento non si accorgerà nessuno: chiunque potrà continuare a circolare col volto travisato senza nulla rischiare. E se qualche straniero, ad esempio, obbligasse con violenza la moglie a mettersi il burqa e venisse poi condannato in via definitiva, potrà tranquillamente chiedere la cittadinanza italiana. Questo perché il provvedimento approvato ieri - e che aggiunge un nuovo reato, quello di costringere con la violenza qualcuno a velarsi - non è ancora legge: trattandosi di materia statale, per diventare legge dovrà essere approvato dal Parlamento. E se si domanda quante possibilità ci sono perché ciò accada, la risposta è: pochine tendenti allo zero. Ci ha pensato Andrea Zanoni (Pd) a rispolverare i precedenti: dal 2010 a ieri le proposte di legge statale di iniziativa regionale presentate in Veneto sono state 60, quelle approvate dal Ferro Fini 10 e tutte e 10 sono state spedite al Parlamento che ne ha approvate zero. «È aria fritta», ha detto Zanoni. Alberto Villanova, il consigliere della Lista Zaia che ha presentato il provvedimento, lo sa: «Probabilmente lo Stato non prenderà in considerazione neanche questa proposta, ma questo non significa che abbiamo perso tempo: la sicurezza è una materia di competenza dello Stato e il primo che dovrebbe intervenire è lo Stato. Noi lo sollecitiamo con questo testo che è di buon senso ed è quello che chiede la gente. E poi c'è sempre il regolamento». E qui si apre un altro capitolo: se lo Stato ha competenza sugli spazi pubblici, la Regione ha competenza sugli spazi regionali. E, come già ha fatto la Lombardia, anche il Veneto intende vietare l'accesso nelle sedi regionali - ospedali compresi - a chi ha il volto coperto. Sempre Villanova ha presentato una proposta di regolamento che è già stata licenziata dalla commissione e ora manca solo che arrivi in aula. Quando? «In tempi brevi», ha detto la capogruppo della Lista Zaia, Silvia Rizzotto.

Quanto al Pd, due i punti sui quali il maggiore gruppo di opposizione si è inutilmente battuto, prima con Francesca Zottis e poi con Piero Ruzzante: la prima richiesta era di non specificare burqa e niqab ma scrivere genericamente che si vietava qualsiasi indumento che travisi il volto; la seconda era di vietare di entrare nei luoghi pubblici armati (e qui si è scatenato Sergio Berlato). Bocciato anche l'ordine del giorno che impegnava da subito la giunta a fare i controlli di chi entra nelle sedi regionali armato o col volto coperto. «Il cuore della legge è questo», ha detto Ruzzante. «Richiesta inutile e tardiva», ha risposto Rizzotto.

Comunque sia, da oggi girare col burqa è vietato. Sulla carta.
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