Il Csm archivia la richiesta di trasferimento per Bruno Cherchi: rimane il procuratore dell'inchiesta sulla morte di Giulia Cecchettin

Era stato chiesto il trasferimento per i suoi rapporti con un perito

Mercoledì 6 Dicembre 2023 di Gianluca Amadori
Il capo della Procura di Venezia Bruno Cherchi

VENEZIA - Il Plenum del Consiglio superiore della magistratura ha archiviato a larga maggioranza la pratica di incompatibilità ambientale a carico del procuratore di Venezia, Bruno Cherchi.
Il voto è avvenuto ieri pomeriggio, dopo oltre un’ora e mezza di discussione: a favore si sono espressi 18 componenti del Csm, accogliendo la proposta avanzata da tre consiglieri su sei della prima commissione (il rappresentante laico di Forza Italia e i consiglieri di Magistratura indipendente e Unicost, la corrente a cui appartiene Cherchi).

Soltanto due i voti a sostegno della proposta alternativa, ovvero di trasferimento d’ufficio, sostenuta in commissione dal consigliere di Area e da quello di Magistratura democratica; sette le astensioni.


RAPPORTI DI AMICIZIA
In apertura di discussione il difensore del procuratore di Venezia, presente in aula, a palazzo dei Marescialli, a Roma, aveva chiesto preliminarmente l’estromissione della proposta alternativa all’archiviazione; richiesta respinta dal Plenum. Poi è iniziata la discussione nel merito, conclusa da una dichiarazione di Cherchi, il quale per dieci minuti ha respinto punto per punto le contestazioni avanzate nel corso dell’istruttoria, per dimostrare che non vi è stato alcun favoritismo; nulla, nel suo comportamento, che abbia appannato la sua indipendenza e imparzialità. Tra gli elementi portati al Plenum, anche alcuni articoli di giornali, attestazioni di colleghi e una dichiarazione di solidarietà espressa dal presidente dalla Camera penale di Venezia, Renzo Fogliata.
Nel corso della sua difesa, Cherchi ha polemizzato a distanza con il procuratore generale, Federico Prato, la cui segnalazione di «una situazione allarmante nel distretto» aveva dato il via alla procedura. L’istruttoria avviata dal Csm, e concretizzatasi nel maggio del 2023 con l’apertura di un procedimento per trasferimento d’ufficio, si è svolta attraverso l’audizione di numerosi magistrati.
La questione riguarda i rapporti di amicizia tra Cherchi e il medico legale padovano Massimo Montisci, già direttore dell’Istituto di medicina legale di Padova (che fu padrino alla cresima di una delle figlie del procuratore), con cui la procura di Venezia siglò, all’inizio del 2018, una convenzione per le autopsie, tutt’ora in atto. 
A metà del 2018 Montisci finì sotto inchiesta a Padova (per poi essere condannato in primo grado per favoreggiamento) in relazione ad una perizia che, secondo gli inquirenti, era stata redatta per “salvare” l’autista dell’allora dirigente della Sanità veneta, Domenico Mantoan, coinvolto in un incidente stradale. 


COMPORTAMENTI CONSONI
La relazione di minoranza del Csm contestava a Cherchi di aver partecipato ad una cena con Montisci, che il giorno precedente era stato perquisito (notizia uscita sulla stampa); di aver continuato ad affidargli autopsie per oltre sei mesi dopo aver saputo che era indagato per quella perizia (successivamente Montisci è finito sotto accusa in altri due procedimenti), e di aver revocato l’incarico ad un altro medico legale, Antonello Cirnelli, che si era scontrato con Montisci nella vicenda della falsa perizia. Il tutto con conseguente «perdita di credibilità».
Ieri il Csm ha chiuso il caso con un’archiviazione, accogliendo le conclusioni della relazione di maggioranza, illustrate dal consigliere Michele Forziati (Unicost), secondo il quale nessuna delle iniziali ipotesi è stata provata. E dunque non vi è nulla che consenta di dire che il procuratore di Venezia «abbia tenuto comportamenti non consoni». 

 

Ultimo aggiornamento: 21:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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