Bonifiche ai Pili, il sindaco Brugnaro ricorre al Tar contro se stesso

Domenica 19 Febbraio 2017 di Gianluca Amadori
Bonifiche ai Pili, il sindaco Brugnaro ricorre al Tar contro se stesso
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VENEZIA - In qualità di sindaco di Venezia e della Città metropolitana difende l'accordo di programma per la bonifica di Porto Marghera ed è tenuto ad applicarlo; come imprenditore ha chiesto al Tar l'annullamento  quantomeno della parte che ha ricadute dirette su una società di cui è proprietario, la Porta di Venezia Spa, che ha i terreni nell'area dei Pili, con affaccio sulla laguna di Venezia.

La questione del possibile conflitto di interessi sollevato prima delle elezioni su Luigi Brugnaro, con rilevanti interessi privati nel territorio di cui è sindaco, ha preso forma poche settimane fa, dopo che 3 legali veronesi, gli avvocati Federico Peres, Luciano Butti e Alessandro Kiniger, hanno depositato ricorso al Tar per chiedere l'annullamento dell'Accordo di Programma.

IL CONTENZIOSO - Davanti al Tar la società ha chiamato in primis il ministero dell'Ambiente (già costituitosi con l'Avvocatura di Stato), ma anche gli altri enti che hanno sottoscritto l'accordo di programma, tra cui l'Autorità portuale, ma anche il Comune di Venezia e la Città metropolitana (al cui vertice siede lo stesso Brugnaro) i quali potranno resistere ed eventualmente opporsi a quanto richiesto dalla società del sindaco. Oggetto del contendere sono le prescrizioni con cui il ministero dell'Ambiente ha ingiunto a "Porta di Venezia" di eseguire la messa in sicurezza dei suoli e per la falda nell'area di sua proprietà, ai Pili. Operazioni di un certo impegno economico, in mancanza delle quali su quei terreni non si potrà fare nulla perchè l'amministrazione comunale non può concedere permessi a costruire o altre autorizzazioni.

Il primo ordine ad adempiere da parte del ministero risale al 2010 e Porta di Venezia lo ha già impugnato, ma il caso non è stato ancora discusso dai giudici amministrativi. L'attuale ricorso, riguardante la seconda e più recente ingiunzione, dell'ottobre scorso, si focalizza su alcuni aspetti: i legali della società del sindaco ricordano che per l'inquinamento di quelle aree lo Stato ha già siglato una transazione con Montedison, la quale ha versato 42 miliardi (su un totale di oltre 500 miliardi) specificamente per il risanamento dell'area dei Pili, e una parte di quella somma è già stata spesa per le opere di marginamento. Per quale motivo, dunque, Porta di Venezia dovrebbe occuparsi degli interventi a sue spese?

CHI DEVE PAGARE? Richiesta ancor più ingiustificata, sostengono gli avvocati veronesi, alla luce dell'articolo 239 del decreto legislativo 152 del 2006, il quale ha introdotto il principio del paga chi ha inquinato, ormai confermato da tutta la giurisprudenza sul tema, la quale nega responsabilità a carico dei proprietari non colpevoli dell'inquinamento. La società di Brugnaro ha acquistato quei terreni in epoca successiva all'avvenuto inquinamento, ovvero nel 2006, pagando circa 5 milioni di euro alla Patrimonio dello Stato spa e con i veleni del Petrolchimico non ha nulla a che vedere. Infine, nel ricorso si evidenza che la società del sindaco non ha sottoscritto l'Accordo di programma per le bonifiche e, di conseguenza, secondo i suoi legali non è tenuto ad osservarne le prescrizioni. Tutte ragioni valide e probabilmente fondate. Ma è facilmente prevedibile che questo ricorso non mancherà di sollevare un dibattito acceso in sede politica. Poche settimane fa Brugnaro ha firmato un'intesa col ministro all'Ambiente, Gianluca Galletti, che ha assicurato 72 milioni per completare il marginamento delle aree inquinate di Porto Marghera.

 
Ultimo aggiornamento: 20 Febbraio, 08:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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