Bimba rapita in piazza e rilasciata: anche il padre è tornato a Zagabria

Domenica 14 Maggio 2017 di Bruno Cera
Bimba rapita in piazza e rilasciata: anche il padre è tornato a Zagabria
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MESTRE - I punti fermi sono che la piccola "rapita” sabato a Mestre è con la madre, a Zagabria, e sta bene e che è stato aperto un fascicolo con l’ipotesi di sequestro di persona. Su tutto il resto, tanti dubbi e parecchio lavoro da fare. Lavoro che la Direzione distrettuale antimafia, che si occupa del caso, ha continuato a svolgere anche nella giornata di domenica. Lunedì è  fissato un vertice in Procura. Gli inquirenti hanno ripetuto: “Stiamo indagando”. L’unico elemento trapelato è che il (presunto) rapitore è un soggetto “conosciuto”. Ma è in Croazia e non si sa se su di lui le autorità locali hanno preso qualche provvedimento. Pure il padre della bambina ieri si è messo in viaggio alla volta di casa.

Sabato, sull’asse Mestre-Zagabria, l’incubo è durato una decina di ore. I due uomini - il papà della piccina, 8 anni, e un conoscente - erano partiti dalla capitale croata venerdì sera su una Peugeot 308 sw insieme alla bimba. Stando al racconto fatto dal padre alla Squadra mobile, i due dovevano concludere un affare nel Veneziano, sembra l’acquisto di un’auto. Arrivati in piazza Barche, a Mestre, pare intorno alle 10.30, il papà della bambina sarebbe sceso dalla sua auto per comprare le sigarette. Quando è uscito dal negozio la macchina era scomparsa: dentro la figlioletta e il cellulare. L’uomo non capiva cosa stava succedendo, si è messo a cercare, a piedi, ha fermato dei passanti, ma, non parlando praticamente l’italiano, non ha ottenuto nulla. Alla fine qualcuno l’ha condotto a una cabina e da qui ha chiamato il suo telefonino. Gli ha risposto l’ “amico”, dicendogli di essere ormai a Fiume e di volere 10mila euro per restituirgli la figlia. L’uomo deve aver fatto altre chiamate (per esempio alla moglie), alla fine, nel panico, si è messo in contatto con la Polizia. Tra l’agitazione e i problemi di lingua alla Mobile ha dato indicazioni confuse. Comunque rapidamente sono scattate le ricerche con posti di blocco in tutta Mestre, controlli ai caselli autostradali e ai confini, attivazione dell’Interpol, interessamento delle autorità croate. Intorno alle 22 la svolta: funzionari dell’Interpol hanno contattato la mamma della bambina, che non aveva risposto prima perché si trovava al lavoro, che ha spiegato che la piccola era con lei nella loro abitazione a Zagabria. Era stato lo stesso “sequestratore” a riportargliela.
Storia finita? Tutt’altro. Come detto, il procuratore reggente Adelchi D’Ippolito e il capo della Mobile Stefano Signoretti vogliono vederci chiaro. Molti gli interrogativi. Innanzitutto i due uomini (o le loro famiglie) hanno motivi di rancore o rivalità? Perché hanno portato con loro la bambina in un viaggio faticoso e che per lei non rivestiva nessun significato? Chi dovevano incontrare? Perché il padre ci ha messo tanto a dare l’allarme e come ha fatto il conoscente ad essere a Fiume in un’ora e mezza (se gli orari dati sono quelli reali)? Nessuno ha visto passare la Peugeot al confine? Chi o che cosa ha convinto il “rapitore” a riconsegnare la piccola? Cosa indicano i tabulati dei cellulari? 
Il “giallo” continua.
Ultimo aggiornamento: 15 Maggio, 08:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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