Allagamenti, San Marco riaperta. Il Procuratore: «Clima cambiato, ora intervenire. Serve il Mose»

Mercoledì 31 Ottobre 2018
Allagamenti, San Marco riaperta. Il Procuratore: «Clima cambiato, ora intervenire. Serve il Mose»
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VENEZIA - La Basilica di San Marco colpita dall'acqua alta da record di due giorni fa è perfettamente agibile e riaperta nel pomeriggio. Lo si apprende da fonti della Diocesi che rilevano come una volta ritiratasi l'acqua - la seconda che l'ha colpita nel nuovo millennio - si è provveduto immediatamente alla pulizia dei mosaici e marmi colpiti dalla laguna anche con «i liquami più nefasti» è stato detto. Già oggi i turisti possono visitarla mentre la Basilica viene preparata per le celebrazioni particolari dei "santi" e dei morti del primo e due novembre.

Secondo le stesse fonti ci vorrà qualche tempo per valutare in dettaglio i danni provocati dall'acqua alta perché i mattoni su cui è costruita e sui cui poggiano le "pietre" una volta imbevuti d'acqua si indeboliscono, prima gonfiandosi e poi tornando alla naturale dimensione, rischiando di far staccare i manufatti di pregio. Il tutto, proprio per l'effetto oscillatorio e statico, anche ad altezze superiori a quelle effettivamente toccate dall'acqua alta. L'acqua alta di lunedì, che ha toccato i 156 centimetri sul medio mare, è entrata per 90 centimetri di altezza all'interno della Basilica - anche se vi sono dei dislivelli tra il pavimento del Narcete che è più basso rispetto a quello dell'impianto religioso, ha allagato qualche decina di metri quadri del millenario pavimento a mosaico in marmo situato di fronte all'altare della Madonna Nicopeia e inondati completamente il Battistero e la Cappella Zen, dove campeggia una famosa Madonna con la «scarpa dorata». Ovviamente sommerso il Nartece che è più basso con i monumentali portoni in bronzo bizantini, le colonne, i marmi.

l sindaco di Venezia Luigi Brugnaro si è recato in sopralluogo nei cimiteri cittadini. Non un semplice gesto simbolico in questi giorni dedicati al ricordo dei defunti ma un'occasione per verificare lo stato dell'arte dei tanti lavori approvati dalla Giunta, molti dei quali già cantierati. «Per noi è normale visitare i cimiteri per capire se gli interventi di manutenzione durante l'anno sono stati eseguiti in modo corretto - ha detto Brugnaro -.

Non parole ma impegni precisi che già in questi primi tre anni di mandato abbiamo cercato di portare avanti. Un lavoro che ci vede impegnati costantemente e che ci ha già permesso di rendere agibili e visitabili 4000 ossari degli oltre 9000 che abbiamo trovato al nostro insediamento, quando ci siamo trovati di fronte a un certo degrado. Sono contento, perché i dirigenti che mi hanno seguito durante la mattinata hanno lavorato bene. Il 2 novembre per noi è un giorno importante, riteniamo giusto omaggiare i nostri defunti prendendoci cura dei campisanti». «Quella che stiamo mettendo in campo è una manutenzione continua e costante - ha continuato Brugnaro -. Stiamo monitorando l'accessibilità, il decoro, i parcheggi, lo stato delle tombe. Posso dire che oggi ho trovato le strutture meglio di come le ho trovate la prima volta. Ci vuole rispetto per ogni singola sensibilità - ha sottolineato il sindaco - solo così si costruisce la città del futuro».
 
 

«Non ci sono più giustificazioni per tutelare Venezia e la Basilica di San Marco che abbiamo avuta invasa dall'acqua alta. Il clima è cambiato, non c'è più l'alibi del caso eccezionale ogni maltempo significa rischio». Lo afferma, all'Ansa, Carlo Alberto Tesserin, Procuratore di San Marco, parlando della Basilica dell'omonima piazza a Venezia che è stata colpita per la seconda volta in 18 anni dall'acqua alta. «È un fatto storico che Venezia è soggetta all'acqua alta - rileva Tesserin - ma se ciò poteva essere giustificato nel lontano passato per la sporadicità legata al tipo di clima meno impietoso e all'assenza di tecnologia, oggi quanto accade non può essere tollerato visto l'evidente cambio climatico con una maggiore violenza ed imprevedibilità dei fenomeni e i mezzi e le conoscenze di cui siamo dotati».

«Tutto nasce dall'acqua granda del 1966 - sottolinea Tesserin -, da quell'alluvione drammatica tanto simile a quella di questi giorni quando si è deciso di lavorare per Venezia. Ma la differenza dal '66 è che nel frattempo tutto è cambiato: dal clima, non è un caso che l'acqua alta accada sempre più spesso, ai saperi e non c'è giustificazione nello stare inattivi. Bisogna spingere sulla conclusione e messa in funzione veloce del Mose - conclude Tesserin -, per salvare la città e San Marco; se poi non dovesse essere la soluzione ottimale c'è spazio, grazie alla tecnologia, per fare anche dell'altro
».
 
 

Ultimo aggiornamento: 18:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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