Assalto in A27, la guardia ferita:
«Ho visto la morte in faccia»

Venerdì 21 Ottobre 2016 di Mauro Favaro
Assalto in A27, la guardia ferita: «Ho visto la morte in faccia»
Ha visto la morte in faccia. Boris Col, guardia giurata 45enne di Spinea, era all'interno del mezzo di scorta che seguiva il portavalori della Civis assaltato martedì sera nel tratto di autostrada tra i caselli di Treviso Sud e Treviso Nord. I componenti del commando hanno sparato decine di colpi proprio contro quel furgone per impedire alle guardie di intervenire mentre stavano cercando di aprire il blindato per mettere le mani sui soldi. Un proiettile è riuscito a forare la spessa corazza del mezzo colpendo Col all'anca. Non è successo l'irreparabile solo per una questione di pochi centimetri. Finito l'assalto, il 45enne è stato subito trasferito nel vicino ospedale di Treviso e ricoverato nel reparto di medicina d'urgenza. E' tornato a casa ieri. Ne avrà per altri venti giorni. Poi ritornerà a lavorare. Con la consapevolezza di essere stato sfiorato dalla morte.
Boris Col, cosa è successo in quei tragici minuti lungo l'autostrada? 
«Abbiamo intuito subito la gravità della situazione. Quando il nostro mezzo è stato bloccato abbiamo capito praticamente in un secondo che si trattava di un assalto pesante. Noi guardie giurate di scorta eravamo dentro al nostro furgone. E lì siamo rimasti con le porte del mezzo chiuse. Non ci siamo mossi e non siamo scesi. Era impossibile. Però un proiettile è riuscito a entrare e mi ha colpito». 
Ha rischiato la vita.
«Per fortuna la pallottola mi ha preso solo di striscio. Possiamo davvero dire che è andata bene».
Sentivate colpi di mitra esplosi attorno a voi?
«Sentivamo le pallottole che colpivano la carrozzeria del nostro furgone di scorta. In quei minuti abbiamo sentito partire decine e decine di colpi di fila. Tanti, tantissimi, posso assicurarlo».
Il commando è stato definito paramilitare. Era mai finito in mezzo a un assalto di tali proporzioni con una simile potenza di fuoco?
«E' la prima volta che mi capita un assalto del genere. Fortunatamente non mi era mai successo nulla di così grave. Sono 19 anni che faccio questo lavoro. Ho cambiato diversi istituti di vigilanza. Me lo sono sempre aspettato a ogni secondo. Mi dicevo che poteva accadere. E martedì alla fine è accaduto».
I banditi che hanno seminato il panico in autostrada alla fine sono riusciti a portare via dei soldi. Lo sapeva?
«Ci sono dei sistemi di sicurezza e c'è una procedura precisa per verificare se manca qualcosa. Dei sistemi di sicurezza non posso ovviamente parlare. Diciamo che comunque ho capito che non gli era andata bene».
Adesso lei come sta?
«Sono rimasto in ospedale due giorni. Ora starò in convalescenza a casa per altri venti giorni. Quando sarò definitivamente guarito tornerò a fare il mio lavoro».
E a livello psicologico come si sente adesso?
«Tornerò a lavorare come sempre. Tranquillamente».
Tranquillamente? Dopo quanto è capitato non fa capolino un minimo di paura?
«No. Non ce l'avevo prima e non ce l'ho adesso. Se ti viene la paura è meglio se molli e ti licenzi subito. Non puoi di certo continuare a fare questo lavoro vivendo con il timore di finire vittima di un assalto armato al portavalori. Vorrebbe dire non riuscire più a vivere».
Sono cose che chi fa la guardia giurata riesce davvero a mettere in conto?
«Avevo già preventivato che poteva succedere qualcosa del genere. Quando si fa questo lavoro si mette in conto anche di poter morire. E' inevitabile. Ma tornerò a fare il mio lavoro».
Potrebbe capitare di nuovo.
«Il rischio c'è ed è inutile girarci attorno. Come ci sono dei banditi ancora a piede libero».
La sua famiglia come ha saputo dell'assalto?
«Per fortuna non l'hanno saputo dalla televisione o da internet. Ho cercato di avvisarli direttamente non appena ho potuto. Non volevo che venissero a conoscenza della notizia per vie traverse o in altro modo. Sono riuscito a sentirli e a tranquillizzarli».
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