Appalti truccati: strade e ponti costruiti
con materiali difformi dal dichiarato

Mercoledì 21 Novembre 2018 di Marco Corazza
Blitz delle fiamme gialle

Sono circa quattrocento i finanzieri del Comando Regionale Friuli-Venezia Giulia che sono impegnati dall’alba di oggi nel Triveneto e in tutto il territorio nazionale nell'operazione Grande Tagliamento con acquisizioni documentali, perquisizioni e sequestri disposti dalla Procura della Repubblica del Tribunale di Gorizia, dove è partita l'inchiesta, presso 120 società e 220 soggetti in 14 regioni all'interno di un'indagine che punta su appalti di opere pubbliche per un valore di oltre un miliardo di euro. Gli indagati sono un centinaio, nessun arresto finora. Tra i reati ipotizzati anche l'associazione a delinquere. Le gare d'appalto che sarebbero state alterate sono 150.

ECCO QUALI Dagli aeroporti alle autostrade. La lista degli enti perquisiti 



Le procedure di affidamento oggetto delle indagini riguardano la manutenzione e la costruzione di strade, autostrade, ponti, viadotti, cavalcavia, sottopassi, gallerie, piste aeroportuali, edifici, opere fluviali e di sistemazione idraulica, acquedotti, gasdotti, opere marittime e lavori di dragaggio, impianti di bonifica e protezione ambientale.

Ciò che emerge dalle risultanze istruttorie non sono solo le decine di turbative d’asta tra le imprese coinvolte per effetto di pratiche collusive, ma anche un pericoloso fenomeno di frode nella realizzazione delle opere appaltate con lavorazioni eseguite utilizzando talvolta materiali non certificati, difformi da quelli dichiarati e in quantitativi inferiori rispetto a quelli richiesti e fatturati, con conseguenti gravi violazioni anche di natura ambientale, il tutto con il comportamento a volte omissivo di coloro che avrebbero dovuto esercitare funzioni di controllo. Tra i reati per cui si procede si evidenziano l’associazione a delinquere, la turbativa d’asta, gli inadempimenti e le frodi nelle pubbliche forniture, i subappalti in violazione di legge e concussione.

NOCCIOLO DURO IMPRESE DI VENETO E FVG
È un «gruppo di imprese del Veneto e del Fvg» il "nocciolo duro" di aziende «oggetto di analisi, che da queste regioni ci ha poi portato in giro per l'Italia utilizzando sempre lo stesso sistema» di spartizione di appalti. Lo ha precisando il procuratore capo di Gorizia, Massimo Lia, rispondendo a una domanda nel corso della conferenza stampa al Comando della Gdf. Il procuratore ha parlato di «accordi a tavolino per formulare offerte da assicurarsi» e di «un sistema chiuso, che talvolta si avvaleva di consulenti esterni. Alla fine era l' impresa locale che faceva i lavori». Lia ha anche sottolineato che «non ci sono arresti finora nell'inchiesta», mentre «gli indagati sono un centinaio, tra i quali anche funzionari delle stazioni appaltanti. Il numero potrebbe cambiare» durante lo svolgimento delle indagini.

NON CI SONO RISCHI PER LA SICUREZZA
«Non ci sono pericoli dal punto di vista della sicurezza», e «assolutamente non sono state registrate infiltrazioni mafiose», inoltre, è «escluso al momento anche il coinvolgimento di politici». Lo ha assicurato il procuratore capo di Gorizia, Massimo Lia. Le opere oggetto di indagine «non sono tutte concluse, e non ci sono provvedimenti di blocco o sequestri di cantieri, di lavori».

IL GOVERNATORE
L'auspicio del presidente della Regione Veneto, Luca Zaia,  è che 
«non si vada alle calende greche».
 

Ultimo aggiornamento: 22 Novembre, 09:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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