VENEZIA - C’era una volta il Bucintoro. Anzi meglio c’era una volta la favola della ricostruzione dell’Ammiraglia della flotta da mar della Serenissima distrutta da Napoleone. Ora quello che rimane è lo "scheletro" di un sogno infranto. L’esempio di come un’aspirazione si sia trasformata in una capitolazione, anche se non mancano gli ultimi samurai pronti alla difesa. Con tanto di "profondo rosso" economico visto che erano stati stimati fondi prima per 10 poi per 15 milioni di euro con tanto di azionariato popolare con la Banca Nazionale del Lavoro invitando i veneziani e il mondo a partecipare a questo progetto acquistando "carati" da 625 mila euro o un centomillesimo di carato (6 euro e 25). Già. Risultato dal 2012 ad oggi sono stati raccolti 1500 euro (di cui 700 messi da uno dei promotori dell’operazione Giorgio Paternò). Come dire: il costo di un bel computer o due Iphone. E poi i distinguo dei veneziani. Della serie: "No il Bucintoro era fatto così; no il Bucintoro era fatto colà" e tanti dissensi...
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