Ristoranti e hotel contro gli agriturismi: in Veneto scoppia la battaglia

Mercoledì 18 Maggio 2022 di Alda Vanzan
Ristoranti e hotel contro gli agriturismi: in Veneto scoppia la battaglia - Foto di Walter Bichler da Pixabay
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Difficile dire chi abbia ragione, se gli agriturismo che chiedono di allargare la propria attività (più posti letto e presenze gastronomiche anche in fiere e sagre di paese) o se i ristoranti e gli alberghi classici che vedono nelle attività dei contadini solo una concorrenza sleale. Fatto sta che il tema in Regione del Veneto sta tenendo banco da mesi e oggi, nelle sedute della Terza e della Sesta commissione, si dovrebbe arrivare a una sintesi.

Appunto: chi vincerà?


Agriturismo, la legge che li regola


La normativa attualmente in vigore risale al 2012 ed è chiaro che in dieci anni un tagliando sia necessario. Anche perché il fenomeno è esploso: all'inizio del 2019, e quindi prima del Covid, nella regione operavano 1.456 agriturismi riconosciuti con il record nel Veronese (418 strutture) e a seguire Treviso (311), Vicenza (231), Padova (179), Venezia e Belluno (132), Rovigo (53). E più del 65% degli agriturismi regionali offre servizi di ospitalità in camere, alloggi o agri-campeggio. «Dati - ammettevano a Palazzo Balbi - in evoluzione vista la continua domanda di nuovi riconoscimenti». È così che la stessa giunta regionale ha presentato una proposta di legge per ri-disciplinare il settore ed è su questa che prima in Sesta e poi in Terza commissione - che torneranno a riunirsi oggi - si sta battagliando. A fronteggiarsi sono due partiti: agriturismo (e quindi tutto il mondo dell'agricoltura con Confagricoltura, Coldiretti, Cia) e alberghi/ristoranti (con Confturismo in testa). Il bello è che i due referati - agricoltura e turismo - li ha in mano lo stesso assessore, il leghista Federico Caner, e le pressioni dell'una e dell'altra parte - che poi rappresentano bacini elettorali non indifferenti - sono fortissime. Tant'è, dopo le ultime audizioni del 4 maggio, in Regione è arrivata una piccatissima lettera di Marco Michielli, il presidente di Confturismo, che dice che «ulteriori concessioni» non ce ne saranno.


Le modifiche alla legge


Confturismo aveva presentato una sessantina di richieste di modifica e alla fine, «aderendo alle richieste dell'assessore Caner e dell'ottima presidente della Sesta commissione Francesca Scatto», le aveva ridotte a tre, a questo punto non trattabili:

  1. posti letto per gli agriturismo non più di 45
  2.  divieto di consegna a domicilio dei pasti al contrario di quanto era avvenuto durante il lockdown da Covid (perché il rischio - dicono i ristoratori - è che gli agriturismo si mettano a fare catering)
  3. ok alla somministrazione di cibi in sagre e fiere a patto che, appunto, non diventi catering.


«Richieste pretestuose, argomenti che non li riguardano, scaricano le loro manchevolezze su di noi che rappresentiamo neanche il 2% del complesso del turismo veneto, arrivano perfino a dire che non paghiamo le imposte», sbotta Leonardo Granata, presidente di Agriturist Confagricoltura. Che dettaglia la mediazione fin qui raggiunta.

  1. Posti letto: «L'attuale norma ne prevede 60, 30 al chiuso e 30 all'aperto; restano ancora 60, ma in una delle tipologie - e decideranno le singole aziende quale - si può arrivare a 45».
  2. Ristorazione: «Si lascia il 50% di produzione propria, il 35% è di prodotti di altre aziende con marchi Igp, Dop, eccetera, il 15% libero mercato».
  3. Asporto: «Va benissimo il take away». Coldiretti, però, spinge anche per la consegna a domicilio.

«Deve esserci il massimo equilibrio e il rispetto delle categorie», dice il consigliere regionale Enoch Soranzo che si era speso per le audizioni. L'intenzione è di approvare la nuova legge entro l'estate. Si vedrà come.
 

Ultimo aggiornamento: 16:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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