
Venerdì 18 Gennaio 2019, 09:16
Quattro palloni sotterranei e la Basilica di San Marco resta asciutta

di Nicola Munaro
VENEZIA - La «grande ammalata» come l'ha chiamata in maniera affettuosa il primo procuratore di San Marco Carlo Alberto Tesserin, era troppo importante per essere lasciata senza cura. Per essere messa alla mercé non solo delle grandi inondazioni - come l'Aqua Granda del 4 novembre 66 o i 156 centimetri del 29 ottobre scorso - ma anche di tutte quelle medie maree che per duecento giorni all'anno mandavano sott'acqua il nartece della Basilica di San Marco. E con il sale corrodevano i mosaici bizantini della pavimentazione, arrivando ad intaccare anche l'arazzo di marmi che ricopre le pareti dell'ingresso della Basilica, più basso del resto di un edificio costruito su quote diverse e attaccato non solo dall'acqua che letteralmente allaga i pavimenti dalla riva, ma anche da quella salmastra che risale dal terreno e dai gatoli, la rete di cunicoli sotterranei usati per far defluire le acque nei rii.CONTINUA A LEGGERE L'ARTICOLO

Se sei già un cliente accedi con le tue credenziali: