IL FENOMENO
Il meccanismo è quasi sempre lo stesso. Una chiamata-civetta con la proposta di un'offerta, che in realtà servirebbe solo per raccogliere frammenti di conversazione, magari qualche sì e il nome e cognome, per poi fare un copia-incolla vocale su un contratto fatto sulla base di una registrazione telefonica. Così centinaia di consumatori friulani si sono ritrovati a fare i conti con contratti per luce e gas non richiesti. Erica Cuccu, presidente di Federconsumatori Udine, parla di «quasi 300-400 pratiche» seguite dal sodalizio, fra le province di Udine e Pordenone».
Come spiega Cuccu «il fenomeno aveva preso piede l'anno scorso a Trieste, dove avevano una sessantina di pratiche.
IL MECCANISMO
«Di solito arriva la telefonata di una persona che, magari spacciandosi per un'altra azienda, propone un'offerta, per carpire il consenso del consumatore o alcuni frammenti di conversazione che poi vengono utilizzati arbitrariamente per i cosiddetti vocal order, i contratti fatti tramite registrazione telefonica», chiarisce Cuccu. In particolare, nel caso di un utente della Destra Tagliamento, «è risultato che sui dodici sì presenti nella registrazione di un contratto non richiesto, solo due erano originali, che poi erano stati ripetuti a piacimento e messi arbitrariamente nelle risposte».
IL CARO BOLLETTE
I costi energetici schizzati alle stelle creano una base di incertezza in cui è facile cadere nei tranelli. «In questo momento - conferma Cuccu - i consumatori sono molto vulnerabili, avendo ricevuto bollette molto alte. È facile che si facciano allettare, quando viene loro promesso una condizione migliorativa, che poi in verità si rivelerà tutto il contrario». Oltre al fatto di vedersi appioppare contratti mai voluti, infatti, i cittadini si trovano a dover fare i conti con condizioni decisamente peggiorative. «Si parla quasi sempre di aziende che hanno quote fisse molto alte. Mentre la quota per la materia prima è abbastanza in linea con gli altri gestori, per la parte fissa chiedono oltre seicento euro all'anno, quando la media nazionale italiana va da 90 a 150 euro all'anno. È come dire che se un cittadino medio ha 5-10 euro di quota fissa al mese, chi si trova con questi contratti non richiesti dovrebbe pagare fino a 60 euro al mese. Ci sono persone che per tre mesi si sono trovate 1.600 euro di luce...». Ovviamente, in questi casi, nessuno dovrò pagare nulla, grazie alla tutela dei consumatori sancita dalla legge.
«Come se ne esce? Bisogna recuperare tutta la documentazione e le registrazioni telefoniche. Se ci sono anomalie, vanno segnalate anche con denuncia, qualora sia necessario. Quindi si procede al disconoscimento del contratto, chiedendo l'applicazione dell'articolo 66 quinquies del Codice del consumo, che prevede che per i contratti non richiesti ai consumatori non venga richiesto alcunché. Così si va a storno e la vicenda si risolve con un lieto fine per i cittadini».