​Con l’ascia al bar: «Lo Stato aiuta
i profughi, non chi le paga tasse»

Lunedì 12 Settembre 2016 di Paola Treppo
Con l’ascia al bar: «Lo Stato aiuta i profughi, non chi le paga tasse»
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UDINE – Ennesima spaccata questa notte di lunedì 12 settembre. I malviventi hanno preso di mira il barArcobaleno” di viale Palmanova, a Udine. La titolare, Alessandra, che lo gestisce da circa 14 anni e che dà lavoro a 4-5 dipendenti, è arrabbiata: «Mi hanno sfondato una vetrata con l’ascia per tentare di andare a prendere la macchinetta cambiasoldi. Ma non ci sono riusciti perché era ancorata e non c’era altro da portare via. Mi hanno fatto danno, sì, e non è la prima volta. Sono sempre quelli, la banda delle slot machine. Questa volta però, non capisco perché, non è suonato l’allarme. Non ne posso più».

La titolare punta il dito contro lo Stato: «Pago soldi e soldi ogni anno di tasse, i miei dipendenti sono in regola. Rispetto la legge, sono una persona onesta come lo sono i friulani, che hanno il senso della responsabilità, il senso civico; siamo stati cresciuti dai nostri genitori con una precisa educazione. A essere onesti, corretti, a rispettare gli altri. E lo saremo fino a che vivremo. Ma ormai, negli ultimi anni, è uno sfacelo. E non serve più neanche andare a denunciare fatti del genere. Chi denunci? E poi nessuno può fare niente. I carabinieri non possono far più di tanto neanche loro. Ma lo Stato può, eccome: se ci fosse la volontà, come in altri Paesi, queste cose non accadrebbero. E parlo in generale. Profughi in hotel e gente di qui costretta a vivere nelle tende, sul Cormor. Ma dove vanno a finire i nostri soldi? Quelli che versiamo nelle casse dello Stato? Ci spremono come limoni e in cambio non abbiamo nessun tipo di tutela. Sarà cosa succederà? Che chiuderemo tutti. Perché non è possibile andare avanti così». 

«Qui sono entrati con l’ascia. E se c’era qualcuno dentro cosa facevano? Gli tagliavano la testa? Non ci sentiamo sicuri. Ci è capitato di assistere a lanci di bottiglie contro le automobili da parte dei profughi. Quando tutti noi avremo chiuso, esausti, le nostre attività, voglio vedere dove andranno a cercare i soldi, lo Stato». 
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