Schiave del sesso, 100 casi l'anno: la nuova frontiera sono i minori

Venerdì 30 Novembre 2018 di Camilla De Mori
foto di repertorio
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UDINE - Costrette a vendere il loro corpo con minacce e ricatti al loro arrivo in Italia, tenute in scacco con i riti voodoo, ma anche schiavizzate nel Paese di provenienza o sfruttate sul lavoro. Quando si parla di tratta, nelle case di accoglienza protette, anche in regione, si parla di questo. I casi emersi in Friuli, a metà anno, erano già 42, come spiega la coordinatrice regionale del progetto Fvg in rete contro la tratta, Daniela Mannu. E la previsione è di raggiungere il centinaio di «nuove emersioni», come le chiama lei, a fine anno, raggiungendo il dato del 2017.
I NUMERI «Quest'anno, secondo i dati semestrali del report di luglio, ci sono stati a livello territoriale 42 casi fra contatti e nuove emersioni, 37 donne e 5 uomini, in buona parte di origine nigeriana, almeno per il 70 per cento. Non tutti sono entrati nel progetto: abbiamo preso in carico 12 persone, fra cui un maschio. Le emersioni sono in costante aumento. Nel 2017, quando c'era un maggior numero di persone sul territorio, sono state un centinaio circa. Quest'anno credo che a fine anno ci attesteremo sulle stesse cifre». Il maggior numero di nuovi contatti riguarda «Udine e Trieste, mentre a Pordenone stimiamo che ci sia molta più prostituzione all'interno degli appartamenti, meno visibile. Facciamo più fatica a raggiungerle. A Udine e Trieste lavorano le unità di strada. E poi ci sono gli invii da parte dei servizi sociali e sanitari». Accanto ai nuovi casi, «abbiamo 33 accoglienze in continuità», sempre secondo il dato di luglio. Non solo giovanissime, ma anche donne con più di 30 anni. I posti in strutture protette «sono 16 a Udine, 8 a Pordenone di cui 4 per maschi, 16 a Trieste». Ma non bastano. «Siamo sempre in cerca di case per accogliere le persone. Le emersioni sono così tante che facciamo per forza spostamenti in altre regioni per mancanza di strutture: servirebbero almeno altri 10 posti in Fvg». Il progetto, che attualmente «prevede l'accoglienza di 39 adulti, fra cui 4 uomini, vittime di un grave sfruttamento lavorativo che arrivano da tutta Italia e sono ospitati in una casa di accoglienza protetta maschile a Pordenone» conta su un finanziamento di mezzo milione su 15 mesi che arriva dalla Presidenza del consiglio dei ministri, cui si aggiungono «30mila euro all'anno dalla regione». Al progetto partecipano, con fondi o mettendo a disposizione dei beni, diversi comuni, fra cui Udine, Cividale, Trieste, Muggia, Pordenone e Fiume Veneto. Avviato nel 2000, è diventato regionale nel 2006: dal 2016 i due programmi prima distinti (per l'emersione e l'accoglienza) finanziati dal governo sono stati unificati.

LE STORIE La maggior parte dei casi riguarda «lo sfruttamento sessuale». Con minacce e ricatti. «In Nigeria, se viene contratto un debito, dev'essere ripagato e il contratto con cui il debito viene reso effettivo è il voodoo. È una forma considerata legale: quando si compra una casa, si fa il rito per rendere più efficace il contratto». Oltre ai casi di grave sfruttamento lavorativo che riguardavano soprattutto i maschi, «abbiamo avuto anche un caso di schiavitù domestica. Riguardava una donna ridotta in schiavitù in Gambia, che è riuscita a scappare ed è emersa qui in Italia». Il progetto non si occupa di under 18, ma «facciamo una supervisione e formazione del personale nei centri per minori stranieri non accompagnati. In alcuni colloqui si sono evidenziate storie di tratta». Ed è questa la nuova frontiera. «Stiamo lavorando con l'ufficio del garante dei minori per mettere a punto nuovi progetti per l'emersione di stranieri minori vittime di violenza e sfruttamento. Ci stiamo interrogando su quali siano le procedure corrette per fare emergere il fenomeno».


    
Ultimo aggiornamento: 16:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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